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Rien ne va plus: le liste elettorali di Forza Italia sono state presentate. Il nome di Mara Carfagna non c'è. Lei però promette di impegnarsi a fondo nella circoscrizione in cui le era stato chiesto martedì da due parlamentari di candidarsi, ottenendo in risposta la «disponibilità, come sempre» se il partito lo avesse chiesto: il Sud Non è solo spirito di servizio.
Nel sud e soprattutto in Campania la vicepresidente della Camera è garanzia di preferenze a pioggia. Proprio per questo la sola possibilità di una sua candidatura aveva provocato un improvviso scontro all'arma bianca in ciò che resta del partito azzurro. La Carfagna, che in realtà aveva già offerto la sua disponibilità direttamente a Berlusconi pur preferendo evitare l'inserimento in lista, si propone ora di far pesare quanto più possibile il suo appoggio per trasformare il voto di maggio in una legittimazione dal basso della sua possibile leadership del partito già di Arcore.
A un anno dal ' sorpasso' da parte della Lega, il vero elemento che ha squassato il sistema politico italiano nelle elezioni del ' 18, il futuro di Fi è una delle grandi incognite dalle quali dipenderanno gli assetti futuri della politica in Italia, dopo la fase di transizione segnata dalla strana alleanza Lega- M5S. Sull'esito di quell'incognita peseranno molto i risultati della prova elettorale europea, che regaleranno all'una o all'altra delle fazioni in campo un'arma decisiva. Un risultato soddisfacente, pur se lontano dai trionfi del passato, premierebbe il fronte ' antisalviniano'. Una sconfitta secca, tanto più se accompagnata da un tonfo di Silvio Berlusconi, chiuderebbe i giochi a favore dello schieramento ' salviniano', quello che vede il futuro del partito azzurro solo come ' seconda gamba' di una destra a egemonia leghista.
Di qui l'importanza delle liste, che per la verità non sembrano all'altezza di una sfida di tale importanza. Tanto che tra i leader azzurri sarebbe necessario l'esame del dna per definirne la paternità. Da Ghedini a Tajani è tutto un affannoso ripetere «io non ne so niente». Si capisce perché proprio intorno all'appello rivolto alla Carfagna perché si candidasse in extremis si è scatenata una battaglia combattuta con colpi estremamente bassi persino per gli standard, mai molto corretti, della politica italiana. Una dichiarazione anonima di un ' big del partito', che accusava Mara Carfagna di tentare il golpe e di mirare al blitz per detronizzare il sovrano ormai avanti negli anni a commento vetrioleggiante della disponibilità a candidarsi ove il partito lo avesse chiesto.
Il collegio del sud è quanto di più simile a una roccaforte sia rimasto a Forza Italia. La composizione delle liste, che premia i signorotti locali delle tessere, rischia però di rendere anche qui il risultato azzurro al di sotto delle aspettative e soprattutto di abbassare il numero di preferenze per il leader che, nella sfida diretta con Salvini, ha scelto di correre un grosso rischio candidandosi come capolista in tutte le circoscrizioni tranne che al centro, dove ha lasciato il posto d'onore a Tajani. In base all'obbligo di votare per un uomo e per una donna, il tandem con la Carfagna, popolarissima nella sua terra d'origine, avrebbe ridotto il rischio. L'accoppiata con l'eurodeputata uscente Barbara Matera è di certo una formula meno sicura. L'entrata in scena della Carfagna e il probabile successo elettorale, però, sarebbero stati vissuti come smacco per la fazione avversa e probabilmente proprio la necessità di evitare la spaccatura ha convinto Berlusconi a soprassedere.
Occorre segnalare che la forza politica un tempo maschilista per eccellenza è oggi probabilmente il partito più rosa che ci sia in Italia. Lo scontro è tra dirigenti politiche cresciute sì all'ombra del gran capo ma oggi sostanzialmente autonome, pur nel rispetto dei rituali forzisti, più vicini a quelli di una corte che a quelli di un partito politico. La battaglia è tra donne. La Carfagna, e le capogruppo Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini solo il vero stato maggiore del fronte antisalviniano. Una donna, Licia Ronzulli, è l'eminenza grigia della fazione opposta, quella che vorrebbe una Fi legata a doppio filo con la nuova destra di Matteo Salvini: sono in molti a sospettare che l'anonimo ' big' che ha rilasciato martedì scorso le dichiarazioni incendiarie contro Mara sia proprio lei. Una donna, Elisabetta Gardini, è stata la prima a lasciare il partito, aprendo la strada a chi, come Toti, vorrebbe costruire quella ' seconda gamba' della destra affrancandosi definitivamente da Arcore e dal suo ormai scomodo padrone.
Il partito salviniano ha uno dei suoi punti di forza nell'appoggio dell'azienda, attenta come sempre a non mettere a rischio gli interessi Mediaset. Toti, da parte sua, è di fatto già sulla porta, con l'idea di un partito di destra insieme a FdI e a una parte dell'attuale Fi. Ma alla fine a decidere la sorte del partito azzurro sarà l'esito delle elezioni di maggio e da questo punto di vista la partita di Mara Carfagna non si è conclusa ieri. E' appena cominciata.