Non si placa lo scontro tra il leader di Azione, Carlo Calenda, e il resto del centrosinistra, dopo giorni di botta e risposta seguiti alla partecipazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Congresso di Azione lo scorso weekend.

Oggi è stato lo stesso Calenda a rincarare la dose, attaccando frontalmente il Pd di Elly Schlein e la sua volontà di alleanza con il M5S di Giuseppe Conte. «Pare chiaro che il Pd con cespugli annessi e connessi si stia serenamente allineando a Conte sulla questione centrale del posizionamento internazionale dell’Italia - ha scritto sui social - Era l’ultimo tassello che mancava, l’allineamento su green, energia, disciplina di bilancio, sussidi, no infrastrutture e assistenzialismo era già avvenuto da tempo».

Il leader di Azione aggiunge poi che «chi crede che l’alternativa si costruisca su questa linea qualunquista sbaglia e insieme alla cultura riformista rottamerà anche quella di governo». Con tanto di hashtag Conteter per richiamare la possibilità di un ritorno a palazzo Chigi dell’ex presidente del Consiglio e leader M5S. Il quale tuttavia si prepara alla piazza di sabato contro il piano di riarmo, alla quale, è notizia di oggi, parteciperanno anche Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs.

«Lo dico con rispetto a Calenda ma se uno che fa l’oppositore offre il suo palco al governo e alla maggioranza per far dileggiare ed insultare l’opposizione non è più opposizione è un’altra cosa - ha spiegato lo stesso Fratoianni - Non si può dire e fare tutto e il contrario di tutto, non ci si può alleare in una regione con la destra e poi fare l’opposizione: Calenda ha tentato di caratterizzarsi in questi anni come il campione della lotta al populismo, ma cosa c’è di più populista che stare un po’ con la destra e un po’ con chi si batte contro la destra? È il massimo del populismo, è il populismo in purezza».

Aggiungendo poi, in merito alla piazza grillina, che «Conte ci ha invitato e quindi andremo come facciamo tutte le volte che siamo invitati, condividiamo gli elementi di fondo di questa manifestazione» perché «su molte di queste questioni abbiamo posizioni che sono molto convergenti e quindi non abbiamo difficoltà ad esserci».

Piazza della quale si discute molto anche all’interno del M5S, viste il rifiuto di vecchi big come Alessandro Di Battista, la presenza di commentatori e studiosi come lo storico Alessandro Barbero e quella in forse dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi. E quindi meglio concentrarsi sugli attacchi a Calenda, come ribadito dall’ex sottosegretario al Lavoro Stefano Buffagni. «Avete sentito cosa ha detto il bullo di Roma centro, Calenda? Lui, il figlio di papà, il raccomandato, quello di Roma centro, che è andato a lavorare in Ferrari perché suo papà era amico di Montezemolo, quello che faceva le serate con Jaky e Lapo Elkann e vuole farcelo sapere - ha detto in un video pubblicato sui social - Ecco, prima di cancellare gli altri, dovrebbe preoccuparsi di salvare se stesso, dovrebbe farlo perché insomma è passato da Monti al Pd, poi è andato con Renzi e adesso ammicca a Meloni, ma sempre al 2% è».

Un attacco al quale è seguito quello del leader di Iv Matteo Renzi, che di Calenda è stato a lungo alleato prima della definitiva rottura alle Europee dello scorso anno. «Facciamo chiarezza, una volta per tutte, sul rapporto con Azione - ha esordito Renzi nella sua e-news - Il fatto che Carlo Calenda abbia “promosso” sul campo Giorgia Meloni è un fatto politico che va rispettato. Non lo condivido, ma almeno fa chiarezza, definitivamente».

Non si dice tuttavia sorpreso l’ex presidente del Consiglio perché «Azione non ha votato la sfiducia al governo sulla vicenda di Almasri, uno dei più clamorosi fallimenti di Meloni & Mantovano, ha “regalato” alla maggioranza cinque eletti in due anni, cinque parlamentari e dal palco Calenda ha elogiato la Meloni per la sua politica estera».

Una differenza di fondo, questa, tra Iv e Azione, almeno secondo Renzi. «Io ritengo Giorgia Meloni inadeguata anche (e forse soprattutto) in politica estera - ha infatti aggiunto l’ex presidente del Consiglio - Lo stiamo vedendo in queste ore. Meloni ha usato il palco di Azione per ribadire la sua posizione su Vance e sull’America, ricevendo applausi a scena aperta. Sono contento per lei. Io rivendico il dovere di dire che noi stiamo da un’altra parte». Concludendo infine spiegando «cosa divide Azione da Italia viva: non più il carattere o un trattato di psicologia, ma la politica e il giudizio sulla premier».