Il Movimento 5 stelle è arrivato al capolinea, almeno per come lo abbiamo conosciuto sinora. Potrà conservare nome e simbolo, come Grillo reclama e come a Conte conviene fare, ma del vecchio M5S non resterà altro. I pontieri sono già alacri al lavoro per ricucire ciò che ricucibile non è: lo strappo irrecuperabile tra il fondatore garante e il leader di oggi. Se anche Grillo dovesse restare nel Movimento un tempo suo, probabilmente anche in nome di quei 300mila euro che Conte progettava da tempo di adoperare come arma- fine- di- mondo, sarà solo un signore molto riverito e per nulla ascoltato: una statua vivente per celebrare il passato.

Se come è probabile Grillo e la vecchia guardia lasceranno il Movimento potranno dare vita solo a una specie di malinconica “Rifondazione pentastellata” che porterà via un po' di elettori, intorno al 20% secondo i sondaggisti, ma senza alcuna possibilità di ridare vita a qualcosa di concreto e incisivo. Il partito che nascerà in novembre sarà inserito a pieno titolo nel nuovo bipolarismo italiano, naturalmente cercando di competere con gli alleati ma senza alcuna equidistanza e di fatto senza vera autonomia.

Un partito destinato a collocarsi su posizioni vicine a quelle di Avs, con in più un tasso elevato di giustizialismo forcaiolo, il marchio di fabbrica, che sarà però giocoforza più apparente che sostanziale perché il giustizialismo radicale e “travagliesco” del vecchio M5S era consentito proprio dal suo non essere legato a nessuno dei due poli. Il quadro politico italiano sarà di conseguenza molto diverso da quel che è stato negli ultimi dieci anni e passa: fino alle elezioni del 2022 e con uno strascico arrivato alle europee del 9 giugno scorso.

L'ascesa e l'effimero trionfo del M5S sono stati conseguenza e non causa del fallimento del bipolarismo italiano all'inizio degli anni ' 0 di questo secolo. Ma la presenza in campo sempre più poderosa di quel Movimento che non si riconosceva nei due poli è stato poi il fattore decisivo che ha impedito sia di mascherare il fallimento del bipolarismo nato nel 1994 sia di provare a ricostruirlo su basi più solide.

Il risultato è stato puramente caotico, anche perché è venuto a mancare il vero leader del Movimento, Gianroberto Casaleggio, il solo dirigente che avesse una visione relativamente chiara del traguardo e del percorso di massima che intendeva seguire per raggiungerlo. Il solo fatto che un Movimento arrivato oltre il 32% dei voti quando era già in campo da anni si sia poi dovuto affidare a un esterno letterlamente “capitato per caso” dice tutto sulle condizioni in cui versavano i 5S, scomparso Casaleggio, anche nel momento di maggiore forza elettorale.

Sin dalla sua prima presidenza del consiglio Conte, che con la cultura originaria dei 5S ha sempre avuto poco a che spartire, lavora con metodo e tenacia, per normalizzare il Movimento ma solo ora è a un passo dal completare l'opera. Il nuovo bipolarismo italiano è in sala parto, non è ancora nato. Si può però già dire, sia pure a grandi linee, che sarà un bipolarismo molto diverso da quello che l'Italia ha sperimentato per quasi vent'anni, dal 1994 al 2013. Sono profondamente diversi entrambi i poli ma lo scarto è se possibile ancora più marcato nel campo di cui farà parte il nuovo M5S.

Il Polo di Prodi e D'Alema si basava sull'alleanza di due partiti, gli eredi del Pci e quelli della sinistra Dc, a volte competitivi però mai conflittuali e antagonisti, essendo entrambi partiti sostanzialmente centristi che si rivolgevano però a fasce diverse, pur se limitrofe, del mercato elettorale. L'ala più radicale dell'elettorato era coperta da alcuni partiti, soprattutto Rifondazione comunista, mai compiutamente interni, in particolare proprio Rifondazione, al polo di centrosinistra e le tensioni anche estreme e devastanti che ne sono derivate sono note. In questo caso il polo di centrosinistra sarà fortemente marcato non più al centro ma a sinistra. Elly Schlein ha dato l'arrembaggio alla segreteria con questo mandato. Non potrebbe tradirlo più che tanto.

Il Movimento di Conte ha messo da parte quel “né di destra né di sinistra” che permetteva a Grillo di pescare elettori su entrambi i fronti. Avs occupa da sempre quella postazione. Questo crea al centrosinistra due ordini di problemi: il primo è il rischio di una competizione serrata sul versante sinistro, col rischio di sbilanciare ulteriormente una coalizione che è già priva di un'offerta centrista. Il secondo è appunto la mancanza di quell'offerta ed è un fianco scoperto che potrebbe rivelarsi esiziale. Renzi, che è un politico astuto, lo sa e su questo basa la propria strategia. Ma per ora, e per diversi motivi, senza raggiungere alcun risultato.