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Nella foto: il Ministro dei trasporti e infrastrutture Matteo Salvini, Roberto Calderoli Ministro agli Affari regionali e autonomia
Il Ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, torna al centro delle polemiche sull’autonomia differenziata con dichiarazioni forti che puntano a chiudere le polemiche. Sabato, durante un incontro a Brescia con il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, Calderoli ha ribadito la sua strategia per rispondere ai rilievi della Corte Costituzionale: «Ora farò tesoro degli indirizzi della sentenza e, una volta recepite le richieste nella legge, mi auguro che le opposizioni tacciano per sempre».
Consulta e rilievi sulla riforma
Il recente pronunciamento della Corte Costituzionale ha portato a galla alcune criticità sulla proposta di legge di autonomia differenziata. Calderoli ha sottolineato come i rilievi siano stati limitati a sette commi su quarantatré:«Abbiamo trovato la strada per una perfetta coincidenza con la Costituzione. La legge nel suo impianto regge e continuerà a reggere. Questa è la cosa più importante».
Secondo Calderoli, l’autonomia è ancora un progetto solido, nonostante le critiche. «Rispetto al referendum, ricordo che nel 2015 raccolsi firme per abolire un articolo della legge Fornero, ma venne giudicato irricevibile perché collegato alla legge di bilancio. Lo stesso principio si applica oggi all’autonomia differenziata¨.
Le reazioni delle opposizioni
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha respinto la visione di Calderoli, ribadendo che l’autonomia differenziata rimane una legge «di cui non abbiamo assolutamente bisogno». Landini ha evidenziato che, nonostante i rilievi della Corte, la priorità del sindacato resta l’abolizione della proposta. «Continueremo a sostenere le nostre ragioni con la Corte costituzionale e con la Cassazione».
Schlein (Pd): gravi affermazioni
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha definito le dichiarazioni di Calderoli «estremamente gravi», accusandolo di mancare di rispetto per la democrazia. Schlein ha contestato l’approccio del governo: «Non è la maggioranza a decidere cosa può dire l’opposizione. Continueremo a opporci con forza a una legge che mina l’unità del Paese».
Sardegna e autonomia
Nel dibattito interviene anche la Regione Sardegna, con l’Assessore all’Ambiente Rosanna Laconi, che ha commentato le recenti decisioni del Consiglio di Stato: «L’autonomia legislativa delle regioni è tutelata dalla Costituzione. Il Consiglio regionale deve continuare il suo lavoro, indipendentemente dall’istanza cautelare sollevata contro il Decreto Pichetto Fratin». Laconi ha inoltre sottolineato come la Sardegna stia guidando un processo per garantire una transizione energetica sostenibile, salvaguardando il territorio da interventi speculativi.
Opportunità per il centrodestra
Anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha parlato di autonomia differenziata come un’opportunità per il centrodestra. «La Consulta ha disposto una moratoria sui trasferimenti di materie, concentrandosi invece sulle funzioni. Ora il Parlamento ha l’opportunità di approfondire davvero questa legge», ha detto Occhiuto.
Occhiuto ha anche sottolineato la necessità di attuare l’intero Titolo V della Costituzione, con un’attenzione particolare ai Lep (Livelli Essenziali di Prestazione): «Non possiamo parlare di autonomia senza garantire diritti sociali e civili a tutti i cittadini. La sentenza della Corte ci permette di migliorare la legge e superare la spesa storica».
Le critiche interne e il ruolo di Meloni
All’interno della maggioranza, emergono divisioni. Il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, ha accusato Calderoli di essere in "crisi di nervi" dopo il pronunciamento della Consulta, chiedendo l’intervento del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «La destra ha subito una sconfitta evidente. Calderoli deve accettare le critiche e abbandonare il suo linguaggio divisivo».
Anche Elena Bonetti di Azione ha contestato il metodo di Calderoli: «La democrazia impone dialogo tra maggioranza e opposizione. Il ministro ha sempre rifiutato di confrontarsi, preferendo un’impostazione unilaterale che oggi paga con le censure della Corte».