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La deputata Chiara Braga e il senatore Francesco Boccia
Elly Schlein supera, indenne o quasi, la prima reale prova da segretaria del Pd. I capigruppo da lei indicati sono stati eletti per acclamazione sia alla Camera che al Senato. Nessuna conta fratricida e obiettivo raggiunto con la sostituzione di Simona Malpezzi a palazzo Madama con il coordinatore della mozione Schlein al congresso Francesco Boccia e quella di Deborah Serracchiani con Chiara Braga a Montecitorio.
Due caselle fondamentali per la segretaria che non ha concesso nulla agli uomini di Bonaccini che pure avrebbero voluto almeno una postazione in ossequio ai risultati ottenuti al congresso.
«Stiamo lavorando a un assetto complessivo ed equilibrato, rispettoso del pluralismo e dell’esito delle primarie - ha avuto modo di spiegare Schlein al Senato prima dell’indicazione di Boccia - Per questa ragione ci stiamo sentendo spesso in queste ore anche con Stefano Bonaccini. Entro pochi giorni ho intenzione di chiudere gli assetti e tornare a costruire insieme alla nostra comunità democratica proposte politiche alternative alle destre e a parlare dei temi che riguardano la vita delle persone».
In buona sostanza la segretaria ha illustrato la linea che dopo l’elezione di Bonaccini presidente del Pd e, adesso, la nomina dei capigruppo espressione piena della maggioranza, prevede la trattativa per arrivare ad una segreteria unitaria e quindi rappresentativa delle varie anime. Schlein starebbe pensando ad un esecutivo più ampio rispetto all’idea iniziale che potrebbe arrivare a 12 o 15 elementi per potere offrire posti al sole alla minoranza. L’area di Bonaccini punta a ottenere almeno uno dei vicesegretari, tra i nomi quello dell’eurodeputata Pina Picerno, e deleghe pesanti, a partire da quella agli Esteri con Alessandro Alfieri, e una di rilievo per il fedelissimo del governatore dell’Emilia Davide Baruffi.
Basterà a placare l’animosità dell’opposizione? Non è detto, stando alle reazioni a caldo dopo la nomina dei nuovi capigruppo. Marianna Madia, tra i sostenitori di Bonaccini al congresso, sostiene chiaramente che l’opposizione dovrebbe restare fuori dall’esecutivo. Mentre il leader di Base Riformista Lorenzo Guerini non ha lesinato critiche alla gestione Schlein parlando chiaramente di “forzature”. «La complessità richiede condivisione se si vuole andare a una prospettiva unitaria e quindi, formulando un mio giudizio di verità per non essere omissivo nel dibattito, ritengo che questo passaggio abbia avuto elementi di forzatura politica sia nell’interpretazione del risultato congressuale che nel rapporto con l’autonomia dei gruppi parlamentari».
Ma Guerini è andato oltre tracciando quello che può apparire un manifesto dell’azione politica dell’opposizione a Schlein. L’ex ministro della Difesa, nel ringraziare Serracchiani e Malpezzi, ha sottolineato la difficoltà avuta nell’azione di opposizione anche «a causa di un percorso congressuale inutilmente prolungato» e poi ha lanciato la sfida: «Il nostro confronto non termina qui oggi, né si limita agli assetti interni. Dovendosi concentrare invece sulla proposta complessiva politica che vogliamo rivolgere a tutto il Paese e non limitarci a battaglie identitarie, giuste ed utili (con le giuste
attenzioni alle sensibilità presenti tra noi) che si rivolgono però ad alcuni segmenti della società».
Gestione unitaria sì, ma fino a un certo punto. Così come si capisce anche dalle parole dell’uscente Malpezzi: «Dico con franchezza e nella trasparenza che comprendo la necessità della segretaria di fare delle scelte ma avrei preferito che la discussione avvenisse prima tra di noi che sui giornali. È fondamentale garantire autonomia e libero spazio di discussione all’interno del gruppo. Dobbiamo tutelare questi spazi di autonomia. La segretaria Schlein ci ha chiesto la fiducia necessaria per lavorare tutti insieme: condivido e aggiungo che questa fiducia deve essere reciproca».
Di tenore ovviamente diverso le dichiarazioni di Boccia e Braga che soffiano entusiasmo nelle vele di Schlein. «Ora iniziamo un lavoro parlamentare in raccordo con il partito che avrà come punto riferimento costante le piazze, i luoghi dei bisogni degli italiani», ha detto Boccia. Anche più netta Braga: «Il congresso è finito: ora abbiamo una nuova leadership e una nuova forza, è il tempo di lavorare uniti» . La sensazione, però, è che le telefonate tra Bonaccini e Schlein si intensificheranno per provare a salvare la gestione unitaria in embrione in vista della nomina della nuova segreteria che dovrebbe vedere la luce nella prossima settimana.