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RICCARDO MAGI, POLITICO
Far trascorrere ai magistrati ordinari in tirocinio almeno quindici giorni in carcere, compresa la notte: è questo il fulcro della proposta di legge che verrà presentata il prossimo 14 maggio alla Camera dei deputati su iniziativa dei parlamentari di +Europa Riccardo Magi e Benedetto della Vedova. L’iniziativa nasce da una idea dell’associazione Italiastatodidiritto e del suo Presidente, l’avvocato Guido Camera, che, insieme ad altre organizzazioni e movimenti (come Associazione Amici di Sciascia, la Fondazione Enzo Tortora, la Società della Ragione, Unione Camere Penali), ha elaborato questa proposta pensata nel segno delle battaglie «per una giustizia giusta» di Leonardo Sciascia e di Enzo Tortora «e che ci è quindi sembrato naturale intitolare proprio Sciascia-Tortora», scrive Camera nella lettera di presentazione. La pdl si articola in due semplici previsioni: che l’attività formativa del magistrato comprenda anche lo studio del diritto penitenziario e della letteratura dedicata al ruolo della Giustizia; che i magistrati in tirocinio svolgano un’esperienza formativa in carcere di quindici giorni. La prima previsione vuole arricchire il quadro della formazione del magistrato con lo studio del diritto penitenziario e con esperienze culturali che lo aiutino ad adottare un approccio anche filosofico e umanistico alla delicatissima funzione che si accinge ad esercitare. «La lettura dei testi sciasciani, insieme agli interrogativi sulla giustizia che solleva Enzo Tortora nelle sue lettere dalla prigionia, sono un invito alla riflessione sull’immensa responsabilità che grava su chi si accinge a giudicare», sottolinea ancora Camera. Come si ricorda leggendo il comunicato di presentazione « la proposta fu del resto enunciata dallo stesso Ministro della giustizia in carica, Carlo Nordio, il 18 novembre 2011 a Palermo, durante il secondo Leonardo Sciascia Colloquium organizzato dalla Associazione degli Amici di Sciascia quale prima proposta che avrebbe indirizzato al Parlamento se mai fosse divenuto Ministro della Giustizia». La seconda previsione si occupa della necessità di effettuare un’esperienza significativa della vita in carcere da parte dei giovani magistrati, sulla scorta dell’esempio di quanto già avviene in Francia. «Accostarsi all’umana sofferenza che accompagna la restrizione della libertà personale serve a ricordare che l’esercizio della funzione giudiziaria non si risolve in un fatto solamente tecnico, abbisognando sempre di adeguata “scienza del cuore umano”», sottolinea sempre il presidente dell’Associazione. In particolare si richiede una modifica al decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, che istituisce la Scuola Superiore della Magistratura: «Durante la sessione presso la Scuola, i magistrati ordinari in tirocinio svolgono un periodo non inferiore a quindici giorni di esperienza formativa carceraria, nonché di approfondimento interdisciplinare anche delle tecniche di mediazione dei conflitti. L’esperienza formativa carceraria deve prevedere, secondo modalità operative concordate con il Consiglio Superiore della Magistratura e il Ministero della giustizia, anche il pernottamento dei magistrati ordinari in tirocinio all’interno di case circondariali o di reclusione». È noto, rammenta sempre l’associazione Italiastatodidiritto, che «il Presidente emerito della Corte Costituzionale Prof. Valerio Onida, primo Presidente della Scuola Superiore della Magistratura, fu determinatissimo nell’organizzazione di stage dei magistrati presso gli Istituti penitenziari, ispirati dalla sua esperienza di volontario presso lo Sportello giuridico del Carcere di Bollate e dalle sue visite in carcere. Quella iniziativa, così come la proposta di legge Sciascia Tortora, del resto, traeva spunto dall’esperienza della Scuola della magistratura francese a Bordeaux, durante la quale i giovani magistrati francesi, addirittura, durante lo stage si vestono con gli abiti della Polizia al fine di realizzare coi detenuti un’esperienza il più possibile simile alla realtà». Di questo tema si parlerà anche a Modena, in uno degli eventi organizzati dall’associazione nell’ambito del Festival della Giustizia penale 2024 dal titolo “La vita e la morte nella giustizia penale”. In particolare sabato 18 alle ore 15 si terrà il dibattito, moderato da un giornalista del Dubbio, “La vita dell’innocente durante e dopo il processo. In ricordo di Enzo Tortora (18 maggio 1988)” con gli interventi di Guido Camera, Eugenio Albamonte (già presidente dell’Anm), Mario Rossetti (autore del libro Io non avevo l’avvocato), Francesca Scopelliti (compagna di Enzo Tortora e presidente della Fondazione Internazionale per la Giustizia Enzo Tortora). Per leggere la proposta e sottoscriverla www.italiastatodidiritto.it