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La celebrazione ( in vita) di Jeff Bezos la fece appena un paio d’anni fa proprio Silvio Berlusconi, quando rivelò nel corso di una manifestazione che in una notte insonne si mise a cercare sgabelli su Amazon. «Credevo di trovarne una decina - disse - erano più di mille. Alla fine ne ho presi sei, anche se me ne serviva uno». Il grande venditore del vecchio conio che riconosceva la forza “distruttiva” del nuovo venditore, nei confronti del quale si inchinava idealmente con uso di sgabelli. Amazon è un corpaccione che non si ferma mai, che assume sempre forme diverse, che segue l’andamento della società, spesso anticipandola. In questo caso - è notizia di qualche giorno fa - Bezos si è bevuto Deliveroo, una delle maggiori aziende che distribuiscono cibo a domicilio. Ha messo insieme una cordata finanziaria, dollaro su dollaro, sino a 575 milioni, con cui sostanzialmente è diventato il principale azionista. Bezos ha sempre una strategia in testa: accorciare la filiera del prodotto, sino quasi ad azzerarla. Bastare a sé stesso, insomma. Nel caso di Deliveroo, giocherà di sponda con la sua catena di supermercati Whole Foods già attrezzata con grandi reparti di gastronomia. Oltre ai mille e mille ristoranti collegati con le app, il cibo, Bezos, se lo fabbricherà in casa.
Tutto questo sarebbe anche appassionante, se non fosse che la rivoluzione Amazon- Deliveroo passerà per i pedali di migliaia di anonimi eroi di giornata che portano pietanze nelle nostre case ( con relativi problemi di sicurezza personale). È come un progresso a due velocità, da una parte l’economia finanziaria che pompa denari immaginando scenari sempre più sfrenati, dall’altra lo strumento che rimane immarcescibilmente lo stesso: la bicicletta. I suoi pedali, la fatica cui obbliga. È un dislivello così sensibile, così eclatante, che non può non colpire. Anche perché si tratta di un dislivello soprattutto umano, che resta incolmabile, perché nessuna organizzazione sociale ha un reale interesse a diminuirne la forchetta. Certo, tutti siamo dalla parte dei rider che rischiano la ghirba per pochissimi euro l’ora, e magari qualche governo ci fa anche un pensierino, ma il popolo dei rider è un popolo liquido per definizione, un popolo che cambia con la rapidità del vento e immaginare una lotta sindacale di una categoria che muta sin troppo rapidamente i suoi protagonisti è quasi da anime belle. Quanto potrà durare un dislivello di questa portata; quando accadrà che mille, diecimila, centomila, biciclette saranno posate a terra dai rider, incrociando muscoli e gambe? Probabilmente Bezos se ne accorgerà presto da uomo avveduto qual è.
Resterebbe da dire un’ultima cosa. Che riguarda noi. Certo, non è civile rivelare l’identità di qualche faccia nota che non caccia un centesimo di mancia quando arriva la consegna di un ragazzo affannato. Ognuno, nel suo privato si regola come vuole. Ma cosa ti deve passare per la testa se neppure in quella occasione ti viene di mettere una mano in quella tasca, o preferisci proteggerti con la dottrina Fedez, secondo cui la mancia è “il non plus ultra dello sfruttamento”?
Pensaci alla prossima tempurina.