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«Il leader è Matteo Salvini». Con queste parole Silvio Berlusconi manda in tilt Forza Italia, il giorno prima della grande manifestazione del centrodestra in piazza San Giovanni. Sono stati giorni di doloroso travaglio tra i forzisti: prima il Cav aveva detto che non sarebbe andato in piazza, poi però è tornato sui suoi passi spiazzando chi aveva sperato in un rinsavimento liberale dell’ex premier. Sotto il velo della ritrovata unità del centrodestra, infatti, più d’una componente si agita irrequieta. Ultima in ordine di tempo, Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia mal tollera il protagonismo di Salvini e ne denuncia il mancato rispetto dei patti: «In piazza ci saremo, con le bandiere tricolori, come avevamo promesso e come tutti avevamo annunciato. Mi dispiace però dover scoprire a 24 ore dal suo svolgimento, che quella che doveva essere una manifestazione di tutti avrà in realtà i simboli della Lega, addirittura sul palco. Come se fossimo ospiti in casa d’altri. Peccato, un’altra occasione persa di dimostrare che siamo compatti». Tra i liberali di Forza Italia, imbarazzati per la presenza a San Giovanni di Casa Pound, in molti hanno provato a convincere il Cav che stare vicini ai fascisti del nuovo millennio sotto il palco di Salvini sia un errore che rischia di essere fatale. Senza risultati, però: Berlusconi è convinto che l’unico modo per fermare l’emorragia di voti sia puntare il tutto e per tutto sul centrodestra a trazione leghista, riproponendo il dualismo destra contro sinistra. «Vado in piazza a San Giovanni come facemmo contro Romano Prodi», ha spiegato. Parole che non hanno lasciato spazio a equivoci né a ripensamenti e che hanno diviso in due il partito. Da una parte chi «segue il leader maximo», come ha detto Francesco Paolo Sisto, cui si è aggiunto Maurizio Gasparri. Dall’altra, chi ha deciso di palesare il suo scontento, come Renato Brunetta («Quella è la piazza di Salvini, io sono per una coalizione che condivida le scelte sulla base di obiettivi comuni»). La più irrequieta, infine, è Mara Carfagna. Umiliata e attaccata pubblicamente dal Cav (dopo avergli chiesto una parola contro «le infiltrazioni neofasciste in piazza»), la potente vicepresidente della Camera che guida la compagine più in rotta con le posizioni leghiste potrebbe presto annunciare l’addio. La destinazione più prossima è Italia Viva, dove Matteo Renzi la aspetterebbe a braccia aperte. «La vorrei in una prossima Leopolda e le vorrei dare nel partito un ruolo da assoluta protagonista», sarebbero state le parole dell’ex segretario del Pd riportate dal Foglio. Che l’interesse esista è un fatto acclarato, quanta parte del gruppo forzista sia però disposta a diluirsi (e a scontare l’opposta provenienza politica) nel movimento renziano, però, rimane un’incognita.