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La morte del carabiniere Mario Rega Cerciello ha scatenato sui social un linguaggio di odio nei confronti dei presunti assassini, a partire dal ministro Salvini che li ha aggettivati “stronzi” ai microfoni dei tg e “bastardi” sui social, invocando per loro i lavori forzati, dimenticando forse che sono stati aboliti in Italia nel 1866. Contemporaneamente i naufragi degli immigrati fanno scrivere a mamme e papà di famiglie tradizionali “buon appetito ai pesci” e “speriamo non siano indigesti per gli squali”. Ciò riapre il dibattito, più volte affrontato in convegni promossi dal Cnf, sull’hate speech. Ne discutiamo con la deputata di Forza Italia Deborah Bergamini. Onorevole può un rappresentante delle istituzioni apostrofare due assassini con “stronzi”? L’uccisione di questo giovane carabiniere ha suscitato una forte emotività in tutto il Paese, anche in chi fa politica. Chi accoltella un carabiniere accoltella tutta l’Italia. Esprimo solidarietà ai familiari e all’Arma. Ora ci vuole la massima collaborazione tra le forze di polizia e la magistratura per assicurare alla giustizia questi assassini. Però un ministro ha una responsabilità maggiore rispetto ai semplici cittadini e non dovrebbe alimentare l’odio, soprattutto in un momento dove va sempre più scomparendo una linea di intermediazione tra politici e elettori. Sì, questo è vero. Quello dell’hate speech è un grave problema. È uno degli effetti della straordinaria capacità di diffusione dei social media, dove le persone molto spesso prima scrivono e poi pensano, con conseguenze spesso molto gravi. La politica non è esente da ciò: oggi, e non solo in Italia, essa è fatta quasi solo di parole, cui non seguono fatti concreti; si è in una eterna campagna elettorale, dimenticandosi di risolvere i problemi della collettività. I cittadini si allontano così da coloro che sono chiamati a governare il Paese. Spesso i politici sui social fanno promesse che non mantengono e ciò determina una perdita di credibilità del nostro ruolo. Lo vediamo con questo Governo che le spara grosse tutti i giorni; comunica in un modo sicuramente efficace, ma poi manca il contatto con la realtà è la capacità di produrre fatti concreti. Che futuro ha questo governo? Difficile poterlo prevedere: è un Governo che vive talmente sul presente che è complesso immaginarne un futuro. Quali possono essere le soluzioni per evitare questo linguaggi d’odio sia da parte dei politici che dei cittadini? Occorre un grande bagno di buon senso: la politica deve concentrarsi sulle azioni. Rimpiango i tempi in cui non la si raccontava giorno per giorno ma veniva portata avanti attraverso iniziative legislative ed esecutive concrete. Tutti dovremmo adottare un principio di prudenza e riportare il linguaggio politico ad una dimensione più misurata ed attinente alla realtà, che non è fatta solo di aggressività. La politica è soprattutto mediazione e negoziazione, ma se i toni sono sempre esasperati diventa impossibile trovare un punto di incontro. Se andiamo avanti in questo modo non assisteremo solo alla fine della politica ma a quella della democrazia stessa. Voglio sperare che l’ondata di violenza verbale vada scemando nel tempo. Ciò vale anche per i cittadini, che sono sempre i primi e unici responsabili delle loro parole e dei loro comportamenti sui social. Spesso questi sono luoghi dove far sfociare le proprie frustrazioni. Per porre un rimedio a ciò, come al fenomeno delle fake news di cui si servono alcuni partiti e movimenti politici, occorre anche l’intervento dei giganti del web, che spesso sfuggono alle loro responsabilità di editori, preoccupandosi solo di fare pubblicità e guadagnare. Occorre creare anche una solida alleanza globale tra il legislatore, i governi, le autorità regolatorie e i giganti del web per scrivere regole assennate che consentano di diventare alla rete sempre più un universo di apertura e ricchezza e sempre meno un serbatoio di fake news, aggressività e violazione delle leggi e dell’intelligenza.