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Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli ed ex governatore della Campania
«Dopo una tragedia enorme come quella di Genova bisogna muoversi con grande serietà. Non esistono tabù, bisogna discutere in modo schietto di tutte possibili soluzioni, anche per una forma di rispetto nei confronti di chi ha perso la vita». La nostra conversazione con Antonio Bassolino parte da qui, da un disastro autostradale che ha riaperto la vecchia contrapposizione tra i sotenitori dell’inziativa privata e quelli dell’intervento pubblico nella gestione dei servizi strategici del Pase. L’ex sindaco di Napoli e presidente della Regione Campania parla con la consueta flemma, ragiona sulle parole più appropriate e si aggrappa all’ottimismo della volontà di vecchia scuola per immaginare il futuro della sinistra.
Presidente, «in modo schietto» , come dice lei, si può parlare di ritiro della concessione ad Autostrade per l’Italia?
Certo, perché no. L’importante è che la discussione avvenga nelle sedi opportune.
E si può anche parlare di nazionalizzazione senza considerarla una parolaccia?
Non è affatto una parolaccia, bisogna semplicemente evitare discussioni ideologiche se si vogliono trovare davvero delle soluzioni.
Nazionalizzare potrebbe essere una soluzione pratica?
Prima è indispensabile fare un esame concreto della situazione. Per tanto tempo si è creduto che il privato gestisse meglio del pubblico, quasi per principio, in maniera ideologica. Abbiamo tutti esagerato nel privilegiare il privato nella gestione anche di grandi asset dello Stato e dell’economia. Ma attenzione, ora bisogna evitare una deriva opposta. Perché forse la vera riflessione da fare riguarda i principi della concorrenza scarsamente attivi nel nostro Paese. Anche lì dove la gestione viene affidata ai privati bisogna in realtà fare i conti con una mentalità molto monopolistica degli imprenditori italiani. Dobbiamo immettere nell’economia livelli reali di concorrenza per rompere i monopoli.
Alessandro Di Battista ha invitato il Pd a sostenere il Movimento 5 Stelle nella battaglia per riportare in mani pubbliche la gestione della rete autostradale. I democratici dovrebbero prendere in considerazione la proposta?
Questa discussione va fatta. E la sinistra, dall’opposizione, dove l’hanno messa i cittadini, non può stare fuori da questo dibattito. E proprio perché stiamo parlando di un partito al momento debole deve stare dentro ai grandi temi del Paese se vuole ritagliarsi ancora un ruolo in futuro. Ma, ribadisco, senza alcun approccio ideologico. A questo proposito, mi consenta di portare un esempio personale.
Prego.
Da sindaco di Napoli sono stato tra i primi ad avviare delle privatizzazioni negli anni Novanta, cedendo a un gruppo inglese la gestione dell’aeroporto di Capodichino che fino a quel momento era in mano al Comune e alla Provincia. Ma quando sono stato eletto sindaco il Comune era in dissesto, che capacità gestionale avremmo potuto avere? Assegnare ai privati l’aeroporto fu una vera rivoluzione, non dimentichiamoci che vivevamo in un Paese in cui persino i panettoni erano di Stato. Tutto questo per dire che bisogna sempre cercare le soluzioni più appropriate a problemi concreti, senza passare da un eccesso a un altro.
Mentre Di Maio e Salvini occupano tutti gli spazi, il Pd ha quasi rinunciato a fare opposizione, più interessato a difendere l’operato dei governi Renzi- Gentiloni che a pungolare la maggioranza...
Ora bisogna ritornare al Parlamento per rimettere al centro i luoghi in cui la democrazia prende forma in questo paese. O vogliamo dare ragione a chi sostiene che il Parlamento non conta più nulla? Dobbiamo rimetterci tutti al lavoro. Ad esempio, su Genova nessuno parla del grande tema del futuro: la sicurezza. Siamo un Paese fragile e nessuno in tutti questi anni è stato in grado di mettere in azione un grande piano, in cui impegnare pubblico e privato, per la difesa del suolo e la manutenzione. Serve lungimiranza e continuità nell’azione amministrativa per un progetto di questo tipo, che guardi almeno ai prossimi 15 o 20 anni.
Molti ritengono che in Italia si siano alleati due opposti populismi: uno di sinistra e uno uno di destra, destinati a contendersi il potere in futuro. È così? Non ci sono più spazi per la sinistra tradizionale?
Trovare lo spazio è possibile ma bisogna saperlo conquistare. Due cifre, perché i numeri contano: Pd e Leu assieme stanno attorno al 20 per cento, Lega e 5 Stelle superano il 60 per cento. Tre volte di più, un dato senza precedenti nel panorama politico italiano. La sinistra non è mai stata così debole. E come dice il barista- filosofo che incontro ogni mattina quando vado a prendere il caffè: “Chi ha fatto la legge elettorale ha appeso il lardo ad un chiodo sbagliato”, cioè ha sbagliato i calcoli, favorendo un’alleanza assurda. Sembrava un connubio impossibile ma poi trovano quasi sempre un punto di incontro. Un’intesa destinata a durare un’intera legislatura?
Questo non lo sa nessuno. Secondo me, però, si illude chi pensa che quest’alleanza sia di breve periodo. Ma la politica è movimento, è azione. Ci sono idee da mettere in campo e contraddizioni in cui inserirsi. E sono tante le contraddizioni che attraversano questo governo e questa maggioranza. Paradossalmente è proprio nei momenti più difficili che conta la politica e l’intelligenza, io in questo appartengo ancora alla vecchia scuola. Ed è nei momenti difficili che si può mettere alla prova una nuova generazione, libera da legami di corrente.
E il Pd sarà in grado rigenerarsi?
Solo se sarà disposto a lanciare delle sfide. Finora abbiamo avuto una sinistra spettatrice.