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Elena Boschi si limita a confermare la decisione di querelare Ferruccio de Bortoli. Per lei, ora, parleranno gli avvocati Paola Severino e Vincenzo Zeno Zencovich.
L’accusa dell’ex direttore del Corsera nel suo nuovo libro Poteri ( quasi) forti, del resto, è pesante: aver chiesto all’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni di comprare Banca Entruria, di cui il padre era vicepresidente. Un teorema tutto da dimostrare, però, visto che lo stesso de Bortoli ha confermato «la bontà delle fonti» ma non ne ha rivelato l’origine. Un po’ poco, secondo gli avvocati: «Se la fonte gli racconta che Gesù Cristo è morto di raffreddore e lui dice “confermo al 100%, la mia fonte mi ha detto che è morto di raffreddore”... Io non metto in dubbio che qualcuno possa aver detto a de Bortoli chissà cosa, ma forse direi che quella fonte non è molto attendibile», ha quasi scherzato l’avvocato Zencovich a Un giorno da pecora. «Da quello che ho letto, de Bortoli dice che conferma le sue fonti vicine ad Unicredit: a me sembra un pò strano. Uno alza la cornetta, chiama le due persone ( Ghizzoni e Boschi, ndr) e dice: “ma è vero? ”». La difesa di Boschi, dunque, è precisa: non esistono prove di ciò che sostiene de Bortoli e, soprattutto, i fatti dicono che «il dossier Banca Etruria era sul tavolo dell’Istituto di credito da mesi». La querela, però, non è ancora partita ed è lo stesso avvocato a frenare: «Prima guardiamo le carte e valutiamo come si chiariscono le cose». Tracciate ormai le vie legali, rimane da chiarire lo stato d’animo della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. Nel silenzio delle sue stanze, Maria Elena Boschi sarebbe livida: secondo lei gli attacchi frontali «avrebbero come veri obiettivi Matteo Renzi e il Governo Gentiloni». Zencovich, invece, ha aggiunto: «Non la vedo preoccupata perché non mi ha chiamato. L’avvocato è come un medico, se non chiami il medico vuol dire che stai bene».
Se Ghizzoni ha continuato a opporre un deciso no comment, il grande accusatore de Bortoli ieri sera è tornato in televisione, ospite di Otto e mezzo, per chiarire la sua versione dei fatti. «C’è un annuncio di querela, io spero ci sia, così parliamo dei fatti», ha affermato il direttore, confermando la veridicità delle sue informazioni. «Io sono andato a sentire i poteri forti, ho raccolto una serie di testimonianze nei mesi scorsi, molte cose riguardano i vecchi poteri forti, e molte l’attualità. Non c’è nulla di male che un politico si occupi e si interessi del destino della banca del territorio da cui proviene. Mi sarei stupito del contrario». Nessun appunto, quindi, sull’operato della Boschi, ma sulle sue affermazioni successive «c’è un problema di coerenza rispetto a ciò che aveva dichiarato alla Camera».
Le nuove rivelazioni sul caso Banca Etruria hanno riportato alla carica il Movimento 5 Stelle, che già in precedenza aveva attaccato Maria Elena Boschi per «conflitto di interessi» e che ora è tornato a chiedere le sue dimissioni. Il gruppo alla Camera ha chiesto l’audizione urgente dell’ex ad Federico Ghizzoni e quella di de Bortoli e anche l’informativa da parte del premier Gentiloni. «Se resistono nella difesa della Boschi, Pd e governo se ne assumeranno la responsabilità e andremo avanti con altri tipi di mozioni», ha avvertito a Skytg24 Luigi Di Maio, chiedendo che «Gentiloni entro la prossima settimana deve venire in Aula a dire che toglierà le deleghe alla Boschi».
Nonostante le bordate dell’opposizione, il Pd si è schierato compatto a difesa della sottosegretaria. «Sarebbe ora di liberare il dibattito sulle banche da questo stantio odore di cialtroneria», ha commentato il presidente dell’Assemblea Pd, Matteo Orfini. «Attacchi che puntano a far fibrillare il Governo, infondati e ingiusti», li ha definiti il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa, cui ha fatto eco il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato: «La vita del governo non può dipendere dalle indiscrezioni raccolte da Ferruccio de Bortoli. Lancia delle accuse? Porti le prove». Perchè, a due giorni dalle rivelazioni, a mancare sembra essere proprio questo: una solida documentazione che dimostri che davvero l’allora ministra per le Riforme abbia tentato di “vendere” Banca Etruria a Unicredit.