Sarà il 25 luglio il giorno in cui al Consiglio dei ministri approderà il testo sulla riforma delle autonomie e, forse, si deciderà il destino del governo. Perché sarà su quel tema che la crisi degli ultimi giorni con Matteo Salvini prenderà una piega definitiva. Un appuntamento al quale il premier Giuseppe Conte arriva furibondo per gli attacchi dei governatori di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia. «Il paese è nelle mani di cialtroni che per un pugno di voti soffocano un volano di crescita come l'autonomia e contrabbandano il tutto come una battaglia nord contro sud», afferma Fontana dopo il no al pacchetto sull'autonomia proposto dal governo. «Conte ora ha davanti a sé a due alternative: o ci presenta il testo sull'autonomia  differenziata o butta la spugna, ma se butta la spugna manda all'aria tutto. Io tifo perché ci sia un testo ma che si tratti di autonomia vera e non di una presa in giro», aggiunge Zaia. Attacchi che a Palazzo Chigi non hanno accolto di buon grado. «Sarei anche disposto a vederli - questa la replica di Conte - ma se continuano a insultare neanche li incontro. Non posso fare una riforma incostituzionale che va bene solo al Veneto e danneggia il resto d'Italia, anche perché poi verrebbe bocciata dalla Consulta. Serve un testo equilibrato, per il bene di tutto il Paese» Agli attacchi Conte risponde anche con una lettera aperta al Corriere della Sera, rivolta ai cittadini della Lombardia e del Veneto, con i quali rivendica il lavoro del governo sull'autonomia differenziata.  Non una «bandiera regionale da sventolare», ma una riforma che «farà bene all'Italia intera», e si dice pronto ad incontrare i governatori anche prima di portare la bozza finale in Consiglio dei ministri. Da qui l'invito ai governatori ad un maggior rispetto. Intanto rimpasto e rivisitazione del contratto di governo rimangono due opzioni non del tutto accantonate. E per il leader leghista Matteo Salvini il ritorno alle urne non è del tutto impossibile. I prossimi incontri, probabilmente, saranno decisivi, ancora prima del Cdm di giovedì. Martedì, infatti, Salvini e l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, si incontreranno a Roma per chiarirsi dopo gli ultimi botta e risposta non proprio amichevoli. Mercoledì, invece, Conte difenderà in Senato Salvini rispondendo alle domande delle opposizioni sul Russiagate e, subito dopo, sarà lui stesso a replicare. Ma intanto il suo giudizio sull’esecutivo di cui fa parte sembra inesorabile: «Il Paese è fermo». E anche se dice di non voler far cadere il governo, la crisi non è ancora finita.