Oggi l’approvazione in Senato del ddl Calderoli sull’Autonomia, domani il proseguo della discussione sul premierato in commissione Affari costituzionali a palazzo Madama.

Sono giornate frenetiche per le modifiche a quella che Giorgia Meloni ha definito «la madre di tutte le riforme», cioè l’elezione diretta del presidente del Consiglio, ma nel frattempo il primo punto lo porta a casa Matteo Salvini. «È un passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente, nel rispetto della volontà popolare espressa col voto al centrodestra che lo aveva promesso nel programma elettorale, dai referendum di Lombardia e Veneto e dalle richieste dell’Emilia-Romagna e di altre regioni italiane. In questo momento mi sento di rivolgere un pensiero particolare a Bobo Maroni», dice il leader del Carroccio. L’Autonomia è infatti lo scalpo che la Lega ha imposto per votare il premierato, cavallo di battaglia di Fd’I, e riforma voluta e cercata da anni dallo stesso Calderoli. «Più poteri al premier significa controbilanciare dall’altra parte con più autonomia sul territorio», ha detto in dichiarazione di voto il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, con Salvini presente in Aula.

Tra Lega e Fd’I c’è Forza Italia, che si prepara a festeggiare i trent’anni dall’«Italia è il paese che amo» e che con il capogruppo alla Camera Paolo Barelli spiega: «La riforma sul premierato serve per dare efficienza e stabilità al governo, l’autonomia differenziata serve per dare alle regioni e ai territori la possibilità di crescere in equilibrio a vantaggio dei propri cittadini».

In attesa del passaggio dell’Autonomia alla Camera, dove domani la presidente del Consiglio risponderà al question time, già si scaldano i comitati promotori per il referendum abrogativo della legge. «È nostro dovere lavorare tutti per indire un referendum abrogativo che possa dare ai cittadini la facoltà di bocciare questa sciagurata riforma che spacca definitivamente il Paese e aumenta i divari», ha detto il capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto in Senato.

Ed è andato ancora oltre il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che ha fatto un appello «a tutti affinché si crei un movimento di opinione pubblica, di intellettualità perchè è in gioco il futuro dei nostri figli», perché «ci giochiamo l’unità di Italia e il destino del Sud». L’ex “sceriffo di Salerno” ha parlato a margine dell’inaugurazione dei due nuovi tunnel di raccordo che collegano la Tangenziale di Napoli al Porto di Pozzuoli. «Ricordiamo ai nostri concittadini che significa l’autonomia differenziata: non solo il dato generale che spacchiamo l’Italia, ma significa che le Regioni ricche avranno la possibilità di trattenersi i tributi nazionali - ha detto De Luca - Significa che le Regioni potranno fare contratti integrativi per la sanità e per la scuola: provate a immaginare una Regione ricca che stabilisce, per contratto regionale, duemila euro al mese in più per i medici e gli infermieri: significherebbe la fuga del personale sanitario dal Sud al Nord, ma come si fa a non capire che è un’iniziativa mortale per il Sud?». E a chi gli chiede come si può fermare il disegno di legge Calderoli, De Luca ha osservato: «Probabilmente c’è anche un’opposizione non adeguata, ma c’è soprattutto una maggioranza irresponsabile».

Ma se l’Autonomia ha incassato il primo sì di palazzo Madama, di premierato si parlerà ancora per mesi. In commissione si è fatto sentire l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, il quale si è detto «deluso» dal Pd che non ha presentato un testo alternativo, «neanche rifacendosi alla corrente riformista del Pd». L’auspicio di Pera era, ed è tuttora, quello di cercare una sponda nell’opposizione per arrivare a un testo convidiviso e che possa ottenere la maggioranza dei due terzi, necessaria a evitare il referendum. «Io non voglio fare la prova muscolare di andare al referendum perché li ho fatti e persi - ha ricordato l’esponente di Fd’I - non mi piace il referendum perché ne conosco la logica e può capitare di tutto. Possiamo migliorare il testo? Accenni li abbiamo già sentiti. Il ministro Casellati non si è opposto. Vogliamo partecipare e vedere di costruire un testo costituzionalmente adeguato per stare in piedi?».

Il riferimento è alla cosiddetta norma antiribaltone, che ormai sembra avere i giorni contati. Probabile l’approdo al principio “simul stabunt simul cadent”, che prevede elezioni anticipate in caso di caduta del presidente del Consiglio eletto dai cittadini. E intanto la ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, a margine della seduta in Affari costituzionali ha spiegato che slitta da lunedì 29 a mercoledì 31 gennaio il termine per la presentazione degli emendamenti al testo «per dare maggiore possibilità di riflessione, che mi auguro approfondita, a tutti i gruppi parlamentari».