La decisione della Corte Costituzionale, diretta ora dal magistrato campano Giovanni Amoroso, di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo sulla legge sull’autonomia differenziata ha scatenato un acceso dibattito politico e sociale.

Da una parte, il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, si dice soddisfatto: «Dopo aver dichiarato legittima la legge, la Consulta ha smentito tutte le critiche infondate, come quelle sul rischio di spaccare l’Italia o sulla difformità nei diritti. Se fosse stato così, il referendum sarebbe stato ammesso. Ora posso lavorare con maggiore serenità, senza più avvoltoi che mi girano sopra la testa», ha affermato in un’intervista al Corriere della Sera.

Calderoli ha poi sottolineato che il referendum avrebbe potuto dividere il Paese più della riforma stessa: «Chi lo ha proposto, paradossalmente, avrebbe creato maggiore divisione. Mi spiace, perché la consultazione popolare è uno strumento importante, ma in questo caso avrebbe soltanto alimentato ulteriori polemiche inutili».

Il vicepremier Antonio Tajani ha commentato la sentenza evidenziando come questa confermi la coerenza della riforma con i principi costituzionali: «La Corte ha sollevato alcune osservazioni in linea con le criticità che il mio partito aveva già evidenziato. Ora spetta al Parlamento lavorare per migliorare il testo e garantire pari diritti a tutti i cittadini, dalla Lombardia alla Calabria».

Non sono però mancate critiche. La senatrice del Movimento 5 Stelle, Ketty Damante, ha definito le dichiarazioni di Calderoli come un tentativo di sviare l’attenzione dalle problematiche reali della riforma: «Etichettare come ‘avvoltoi’ i detrattori di questa legge è un insulto alle legittime preoccupazioni di milioni di cittadini. Calderoli dimentica che il vero pericolo per l’unità nazionale è rappresentato da riforme che rischiano di amplificare le disuguaglianze». Damante ha inoltre sottolineato come il referendum sarebbe stato un’occasione per dare voce all’intero Paese.

Sul fronte sindacale, il segretario generale della CGIL Napoli e Campania, Nicola Ricci, ha espresso delusione per la decisione della Corte: «L’inammissibilità del quesito sull’autonomia differenziata è una mancanza di rispetto verso i tanti cittadini che hanno firmato. Nonostante tutto, continueremo la nostra mobilitazione per raggiungere il quorum sugli altri referendum, come quello sul Jobs Act e la cittadinanza». Ricci ha annunciato una serie di iniziative pubbliche e assemblee nei luoghi di lavoro per sostenere queste battaglie.

Anche Mara Carfagna, deputata di Noi Moderati-Centro Popolare, ha accolto con favore la decisione della Consulta, interpretandola come un’occasione per migliorare la riforma: «L’inammissibilità del referendum evita una grave lacerazione e offre al Parlamento la possibilità di correggere gli elementi che rischiano di minare i principi di unità e uguaglianza. L’autonomia deve rappresentare un’opportunità per tutto il Paese, non una causa di nuove fratture».