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Il quotidiano Repubblica ha analizzato i contenuti dei social e risulta che la senatrice a vita e sopravvissuta all'Olocausto, Liliana Segre, sia il bersaglio di 200 insulti al giorno. La notizia ha provocato lo sdegno e l'intervento della maggior parte delle forze politiche, in difesa di Segre. Elisabetta Alberti Casellati, la presidente del Senato in quota Forza Italia, ha commentato che "i messaggi carichi di odio all'indirizzo della senatrice Liliana Segre sono un insulto alla storia e alle istituzioni di un Paese che sul rifiuto dell'antisemitismo e sul ripudio della violenza ha eretto la sua architettura democratica e ritrovato la pace, la libertà e il progresso". Nicola Zingaretti, segretario del Pd, si è detto "schifato. Non trovo termine più adatto per commentare i continui insulti che la senatrice Liliana Segre riceve ogni giorno in rete. Sono insulti antisemiti o di genere che non possono passare più inosservati". Sul versante dei 5 Stelle, è intervenuto il senatore Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia: "Qui il livello di cretinismo/razzismo/antisemitismo cresce senza pausa. La miglior risposta è far capire che siamo tutti con Liliana Segre". "Antisemitismo, auguri di morte, insulti vergognosi contro la senatrice a vita Liliana Segre, 89 anni, testimone della Shoah. Nei prossimi giorni voteremo al Senato, su iniziativa proprio di Liliana Segre, una mozione per l'istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto del razzismo, dell'intolleranza, dell'antisemitismo e per la lotta contro l'istigazione all'odio. Facciamolo tutti insieme e diamo un segnale chiaro agli odiatori, in particolare a quelli da tastiera. Intanto voglio esprimere tutta la mia solidarieta' alla senatrice Segre", è stato il commento della vicepresidente del Senato e senatrice dem, Anna Rossomando. Il senatore di Italia Viva, Davide Faraone, ha invece proposto: "Sarebbe un bella risposta agli odiatori se a presiedere la commissione fosse proprio lei, Liliana Segre, con quel numero di matricola 75190, tatuato sull'avambraccio dai nazisti ad Auschwitz".