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Lo intercettiamo a Roma nel fine settimana, prima che riprenda l’ennesimo aereo per Bruxelles. Come disse un collega di Forza Italia, in tutti questi anni ne avrà presi più lui di uno steward dell’Alitalia. È sabato 7 luglio, Antonio Tajani sta cercando, in uno dei pochi giorni che trascorre nella sua casa nella Capitale, con un occhio di guardare una partita del Mondiale e con l’altro di controllare il diluvio di mail e sms che gli mandano dirigenti e militanti di Fi. E’ tutto un “forza Antonio”, il cofondatore ( «Eravamo in 5 nel ‘ 94» ) dopo la sua nomina a vicepresidente del partito. Ovvero, a numero due di “Silvio”, l’Highlander. «Sto lavorando anche oggi», dice Tajani. Pur da presidente del Parlamento europeo e ora anche vice di Berlusconi, sottolinea la sua cifra di “militante”. Quella di uno che ha eseguito sempre gli ordini come un soldato, anche perché proveniente da una famiglia di militari.
«Presidente Tajani, oltre che ex collega del “Giornale” di Indro Montanelli, come dobbiamo chiamarla ora? Presidente e vicepresidente?». «Antonio, come altro mi dovrebbe chiamare? ( Dice alla cronista che lo conosce dal 1994, da quando era il primo portavoce di Berlusconi in quel breve e travagliato primo governo del Cav, ndr). Guardi che io sono rimasto quello di sempre».
Uno che come tutti i portavoce non diceva granché ai giornalisti, ma, educato alla scuola del “portasilenzi” per eccellenza Gianni Letta, anche solo con un sospiro una chiave la dava, pure ai giornali dell’opposizione che in genere richiamava per primi. E quelli erano tempi in cui Tajani si trovava a dribblare spesso problemi interni, come certe uscite geniali ma effervescenti dell’altro portavoce del governo, l’allora ministro Giuliano Ferrara. Tajani, a dispetto del suo alto incarico istituzionale, ha conservato una vena di lieve e pragmatica romanità. Unendola alla competenza, alla capacità di mediazione ma anche di saper battere i pugni sul tavolo contro le burocrazie, si è fatto molto apprezzare da Angela Merkel, per cui è stato il vero tessitore della pax con il Cavaliere.
Come rilancerà Forza Italia?
Sto avviando, insieme con Adriano Galliani ( senatore, ex ad del Milan, ndr) e tante altre persone un lavoro per un processo di rinnovamento e rilancio, che Berlusconi ha presentato sere fa. È quindi un progetto ampio che arriva fino alle elezioni europee, attraverso i congressi provinciali, che dobbiamo organizzare, attraverso un’azione politica sempre più efficace alla Camera, al Senato e al Parlamento europeo per difendere i nostri temi e combattere alcune battaglie politiche che ci facciano essere interlocutori di una parte importante dell’opinione pubblica. E poi naturalmente dobbiamo lavorare per preparare le elezioni in Basilicata e in Sardegna, dove già la scorsa settimana sono stato. Io sono sempre un militante. Non è che con il grado sono cambiato.
Questo suo atteggiamento low profile, nonostante l’importante carica istituzionale europea che ricopre ( presidente dell’unica istituzione elettiva della Ue, “ndr”), il suo stare sempre un passo indietro sul piano politico, senza partecipare a diatribe interne, pensa che l’abbia premiata?
Ma io non ho mai avuto una visione lottizzatoria della politica. Credo nelle idee. Se non ci credessi, se per me la politica fosse diventata un mestiere non avrei neppure accettato l’incarico che Berlusconi mi affidò nel ’ 94. Io ci credo come allora. Mi sto battendo per quel modello di società, per dare una prospettiva ai nostri figli, a tutti i giovani.
Le scatta l’orgoglio azzurro dei valori di libertà dell’individuo soprattutto, per i quali Berlusconi discese in campo?
Ma certo: libertà, centralità della persona, solidarietà, sussidiarietà, economia sociale di mercato, valori liberali, cristiani. Io mi sento un militante di Forza Italia. Oggi sono vicepresidente ma domani posso non fare niente, non esser più eletto. Non è una questione di gradi. È una questione di dover combattere per le proprie idee.
Lei ha detto che Forza Italia non è una candela che si sta spegnendo. Affermazione coraggiosa di questi tempi.
Forza Italia, ribadisco, non è una candela che si sta spegnendo, perché sono le idee che non si spengono. Le idee non le spegne nessuno. Sono i discorsi di Berlusconi alla Fiera di Roma nel ’ 94, ero lì, da suo portavoce. È cambiata la società, è cambiato il mondo, ma le idee e i valori sono sempre gli stessi. Berlusconi ne è sempre il grande paladino, in nome di questi ha fondato Forza Italia. I valori vanno al di là dei partiti. E noi a chi crede a quel modello di società dobbiamo rivolgerci.
Sono 5 milioni di elettori quelli azzurri. E non sembrano tutti disponibili però all’Opa leghista. O no?
Io non sono un anti- leghista. Ma sono di Forza Italia e credo nei valori che l’hanno ispirata. Non sto in Fi perché dovevo avere qualche cosa, ho lasciato la mia professione per combattere una battaglia volta a impedire che i comunisti prendessero in mano il Paese. E in quelle idee io credo ancora oggi, mi muovo con lo stesso spirito, lo stesso entusiasmo di allora. Ci credo, poi, ripeto, posso vincere, perdere, però combatto. Ora mi è stata affidata questa responsabilità e io lavorerò giorno e notte per portarla a termine.
Lo fa per passione?
Esatto. Potrei essere già soddisfatto di essere presidente del Parlamento europeo, ma questo non toglie che io lavori per il grande progetto che mi è stato affidato per arrivare a quell’ampliamento necessario alla società civile, dalla quale mi sono già arrivati complimenti e incoraggiamenti come dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, da tanti sindaci che mi hanno chiamato entusiasti, che hanno voglia di incominciare a fare. Mi ha telefonato anche gente non di area nostra.
Qualche telefonata che non si sarebbe aspettato?
Hanno chiamato anche parlamentari di altri partiti, che anche se sono avversari politici pensano sia giusto che ci sia una forza come la nostra che abbia un rilancio.
La sua nomina e questo progetto è un segnale di risposta al sovranismo e al protagonismo di Matteo Salvini e della sua Lega che vi ha sorpassato? Insomma, è una reazione moderata e liberale a toni più estremisti dei vostri e anche una risposta al progetto della Lega europea sovranista?
Noi siamo diversi. Salvini è il leader della Lega, fa gli interessi del suo partito, è giusto che faccia così. Io non devo fare la guerra a Salvini, devo fare ottenere più voti a Forza Italia. Salvini fa gli interessi della Lega. Ma il centrodestra non vince solo con la Lega. Per ottenere la maggioranza serve Forza Italia. Che vada oltre il 15 per cento, quindi dobbiamo lavorare per ottenere un risultato migliore delle ultime politiche. Se noi alle prossime elezioni europee ricandidiamo Berlusconi e apriamo una battaglia per riconquistare la presidenza del Parlamento europeo, per contare come Italia non con le chiacchiere ma con le cose che abbiamo ottenuto, allora possiamo avere un risultato lusinghiero.
Lei, presidente, sull’immigrazione ha liquidato come “dilettanti allo sbaraglio” i governanti giallo- verdi, a proposito dell’ultimo vertice di Bruxelles. Ha ribadito che l’alleanza con il gruppo di Visegrad ( faro guida di Salvini, ndr) ci porta a difendere le loro frontiere ma non le nostre.
Certo, perché il gruppo di Visegrad vuole difen dere i propri territori. Fa gli interessi dell’Ungheria, della Polonia ecc. Quindi, sono pronti a chiudere le frontiere e non vogliono la redistribuzione. Non basta dire: sono contro l’immigrazione clandestina per perseguire lo stesso interesse italiano. Se tutti gli immigrati che vengono dall’Africa li deve prendere l’Italia, l’interesse di Visegrad non è il nostro. Anzi, è in contrasto. Loro vogliono chiudere le frontiere interne, ma noi vogliamo chiudere quelle esterne. Questo è l’interesse italiano. Se noi chiudiamo le frontiere interne, rimangono tutti qui. Arrivano qui e poi vogliono tutti salire, se poi ce li rimandano indietro da chi li rimandiamo?
Salvini si è vantato di non aver trovato la maglietta rossa per ricordare i bambini morti in mare. Lei se la sarebbe messa?
Be’, il rosso si sa che non è il mio colore preferito ( sorride, ndr). Il problema è avere una politica migratoria che garantisca la tutela dei rifugiati. Noi ci ispiriamo ai valori cristiani. Se viene il cristiano che rischia a causa del fondamentalismo islamico, noi lo dobbiamo accogliere. Io ho visto i ragazzi che scappavano da Mosul e dicevano di non avere scelta: o divento fondamentalista o mi tagliano la testa. Ho parlato ai ragazzi di Mosul alla frontiera tra la Macedonia e la Grecia. Chi fugge, chi rischia la vita, va accolto. Altra cosa è il trafficante di droga, il delinquente.
Uniti con la Lega nella coalizione ma divisi sul governo, con Fi e anche FdI all’opposizione. Questo schema quanto può reggere?
Ma io farei un’altra domanda: quanto può reggere il governo? Per me, non molto. Ho detto che è un matrimonio contro natura. Che hanno a che vedere le idee dei Cinque Stelle con quelle della Lega? Secondo me, ben poco. I fatti lo stanno dimostrando.
Anche in Europa i partiti del Ppe, di cui Fi è parte integrante, i conservatori e liberali sono in sofferenza. Pensa che per arginare populismo e sovranismo occorra fare un’alleanza tra centrodestra e centrosinistra anche su scala europea?
Noi siamo alternativi alla sinistra. Io sono diventato di Forza Italia per fermare la vittoria dei comunisti. Sono entrato nel parlamento Ue, diventandone presidente, sconfiggendo il candidato della sinistra. Non ho problemi a confrontarmi con chicchessia. Ma siamo di centrodestra e tali rimaniamo.
Giovanni Toti, il governatore azzurro della Liguria, ritenuto il capo dei cosiddetti filoleghisti di Fi, non è parso entusiasta della sua nomina. Lei è d’accordo con il partito unico di centrodestra di cui Toti è fautore?
Io sono contro il partito unico. La somma non fa il totale e senza il totale non si vince. Ciò non toglie che Toti sia persona che stimo. È capace e deve essere assolutamente coinvolto, sarà uno dei protagonisti sicuramente di Forza Italia.
A Salvini che consiglio darebbe lei che ha sempre lottato contro le burocrazie europee?
Io ho vinto contro le burocrazie europee quando i tecnocrati della Vigilanza della Banca centrale europea cercarono di imporre sulla vicenda dei crediti deteriorati una norma che bloccai. A me piace parlare di cose fatte. Solo con le azioni concrete abbattiamo il muro della burocrazia, io lo ho abbattuto. Ci vogliono mediazione, pazienza ma anche forza. Sono per una politica di fatti concreti.
Come commenta l’uscita dal carcere di Marcello Dell’Utri per curarsi ai domiciliari?
La legge è eguale per tutti. Era suo diritto, per motivi di salute, come previsto dalla legge. Non voglio strumentalizzare questa vicenda né in un senso né in un altro.
Non crede che ci sia in questo Paese dal ’ 92 ancora un rapporto irrisolto tra politica e giustizia? Come anche le ultime vicende della Lega dimostrano. Lei, tra l’altro, è la carica istituzionale più alta che ha reso omaggio alla tomba di Bettino Craxi a Hammamet, insieme alla figlia Stefania.
Craxi è stato un grande protagonista della storia italiana, così come anche Andreotti. Prima di Berlusconi, Craxi dette un gran peso all’Italia nella politica estera. Ha pagato un prezzo altissimo. Gli è stato messo sulle spalle un fardello tale per cui Craxi ha pagato per tutti. Non meritava l’esilio perché ha pagato per colpe non sue. Come pagò per colpe non sue Umberto II…
Lei era un giovane monarchico, che ricordi conserva del Liceo Tasso di Roma dove studiò con il suo collega di Fi Maurizio Gasparri, ma anche con esponenti e personaggi di sinistra come Paolo Gentiloni e Lucrezia Reichlin?
Mi è rimasto lo stesso entusiasmo di allora. Con loro si poteva parlare, discutere. Non erano certo i personaggi più pericolosi per me. Lì c’era Alvaro Lojacono che poi diventò un esponente delle Br. Pensi un po’!
Berlusconi che ruolo continuerà ad avere? Il leader è lui, non ce ne sono altri.
Lei è il suo successore?
Ma no! Io non credo ai delfini, i delfini stanno al mare. Sono una persona alla quale lui ha chiesto di dare una mano.
Che farà da “grande”?
Il presidente del Parlamento europeo, se dovessi rivincere.