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Superare “l’inerzia” del governo e del guardasigilli riguardo la definizione dei criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale: è l’obiettivo del senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia a Palazzo Madama, che ha deciso di presentare la scorsa settimana un ddl per dare finalmente attuazione a quanto previsto sul punto dalla riforma penale di Cartabia.
«Diciamo che questa mia iniziativa va vista in ottica di supplenza dell’Esecutivo», sottolinea Zanettin al Dubbio, confermando comunque piena fiducia nell’attività del ministro Carlo Nordio. Il tema della definizione di criteri di priorità è stato oggetto in questi anni di un acceso dibattito: la ratio della misura è rendere trasparenti e controllabili le scelte discrezionali che il pm deve compiere nella fase delle indagini preliminari e al momento dell’esercizio dell’azione penale.
La legge Cartabia del 2021 aveva colmato la lacuna normativa, da più parti nel corso degli anni rilevata, indicando appunto nella delega la previsione di una legge che definisca i criteri di priorità dell’azione penale, al fine di introdurli in modo stabile nel sistema. Già la Relazione finale della Commissione Lattanzi sottolineava la «necessità di inserire il canone dell’articolo 112 della Costituzione (in base al quale “il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”) in una cornice di coerenza con la concreta mole delle notizie di reato», al fine di «garantire trasparenza nelle scelte che si rendono necessarie per dare effettività al principio di obbligatorietà».
Recependo queste indicazioni, la legge delega firmata da Marta Cartabia sul penale ha previsto, per «garantire l’efficace e uniforme esercizio dell’azione penale», che «gli uffici del pubblico ministero, nell’ambito dei criteri generali indicati dal Parlamento con legge, individuino criteri di priorità trasparenti e predeterminati, da indicare nei progetti organizzativi delle Procure, al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre». Inoltre, veniva evidenziata la necessità dell’allineamento della procedura di approvazione dei progetti organizzativi delle Procure a quella delle tabelle degli uffici giudicanti.
Ad oggi, però, il governo e, soprattutto, il ministro della Giustizia, non hanno ancora affrontato la questione. «Il mio ddl è in linea di continuità con le modifiche introdotte con il decreto legislativo 150 del 10 ottobre 2022 e che ha inserito l’articolo 3- bis nelle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, articolo che dispone che il pm debba “conformarsi” ai criteri di priorità inseriti nei progetti, prefiggendosi lo scopo di cristallizzare il rispetto del suddetto principio e inserendo nelle citate disposizioni di attuazione l’articolo 3- ter che elenca i criteri che il pm deve osservare», prosegue Zanettin.
Il ddl, poi, prevede una modifica aggiuntiva all’articolo 127 delle disposizioni di attuazione del codice di rito al fine di prevedere che, nel disporre l’avocazione delle notizie di reato di cui agli articoli 412 e 421- bis comma 2, il procuratore generale presso la Corte di appello tenga conto anche dei criteri di priorità di cui all’articolo 3- ter.
Riguardo la formazione dei ruoli di udienza e trattazione dei processi, Zanettin ha inserito tra quelli ai quali è assicurata priorità assoluta, quelli relativi ai delitti di «diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti», «lesioni personali a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, nonché a personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali», «costrizione o induzione al matrimonio».
Il testo, infine, prevede una modifica dell’ordinamento giudiziario, prevedendo che nelle comunicazioni alle Camere sull’amministrazione della giustizia, sia inclusa l’applicazione dei criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, e che nell’attività di vigilanza del pg ci sia pure la verifica dell’applicazione di questi criteri di priorità. Sul ritardo di questa norma attuativa era intervenuto nei mesi scorsi, su questo giornale, il professor Giorgio Spangher.