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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio (dx) e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alla Camera dei deputati durante l’informativa sul caso del cittadino libico Naieem Osema Almasri Habish
Oggi, alla Camera dei Deputati, si è svolta l’informativa urgente dei ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, in merito al caso Almasri. L’intervento dei due ministri è stato al centro del dibattito politico, con la successiva partecipazione dei principali esponenti dell’opposizione. Nel pomeriggio, la stessa informativa verrà ripetuta al Senato.
L’assenza dei vertici di governo
All’incontro non erano presenti né la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, né i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Hanno preso parte al dibattito invece i leader dell’opposizione, tra cui Elly Schlein per il Partito Democratico e Giuseppe Conte per il Movimento 5 Stelle. Numerosi deputati si sono iscritti a parlare, tra cui Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia), Davide Bellomo (Lega), Giorgio Mulè (Forza Italia), Maurizio Lupi (Noi Moderati) ed Elena Maria Boschi (Italia Viva).
Piantedosi: «Almasri mai nostro interlocutore sui migranti»
Nel suo intervento, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiarito che Osama Njeem Almasri «non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio». Piantedosi ha anche voluto smentire categoricamente che il governo abbia ricevuto pressioni indebite o ricatti in merito alla gestione del caso, sottolineando che «ogni decisione è stata assunta solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni (anche in chiave prognostica) nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese».
Il ministro ha inoltre evidenziato che «l'espulsione di Almasri è da inquadrare (per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione) nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale».
Nordio: «Un immenso pasticcio della CPI»
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha poi preso la parola, soffermandosi sulle criticità della vicenda. «La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto il 18 gennaio. Il giorno successivo, domenica 19 gennaio, alle 9:30, il ministero ha ricevuto una comunicazione informale da parte di un funzionario Interpol, seguita da un’email alle 12:37, priva di dati identificativi e della richiesta ufficiale di estradizione», ha spiegato Nordio.
Il ministro ha poi precisato che «l’ambasciatore dell’Aja ha successivamente trasmesso al Dipartimento per gli Affari di Giustizia la richiesta di arresto provvisorio, mentre la comunicazione della procura di Torino al Ministero della Giustizia è arrivata quando l’arresto era già stato eseguito».
Nordio ha sottolineato che il suo ruolo non è quello di semplice tramite burocratico, ma di un organo politico che deve valutare attentamente queste richieste, coordinandosi con gli altri ministeri e con gli organi dello Stato.
Durante il suo intervento, ha suscitato reazioni in aula una battuta del ministro sulla sua iscrizione nel registro degli indagati: «Mi fa tenerezza questo avviso di indagine, ma non è che ero iscritto all’associazione dei bocciofili», ha detto, provocando applausi tra i deputati della maggioranza.
Nel corso del dibattito, Nordio ha criticato le modalità con cui sono state gestite le comunicazioni in merito all’arresto di Almasri, affermando che ci sono state «molte incertezze, inesattezze e grossolane contraddizioni».
Quando il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ha contestato alcune date fornite dal ministro, Nordio ha replicato con fermezza: «Non avete letto le carte, parlate del nulla».
Le anomalie del mandato della CPI
Nordio ha poi rivelato che «l’atto è arrivato in lingua inglese senza una traduzione ufficiale», scatenando polemiche tra le opposizioni, con alcuni deputati che hanno ironizzato sulla possibilità di usare "Google Translate".
Il ministro ha infine criticato la gestione del mandato da parte della CPI, evidenziando che la Corte «si è accorta di aver fatto un immenso pasticcio e ha tentato di correggere gli errori cinque giorni dopo». Secondo Nordio, l’atteggiamento di alcuni magistrati è stato deludente: «Se questo è il loro modo di intervenire, in modo così sciatto, diventa molto più difficile dialogare».
Infine, il ministro ha ribadito l’impegno del governo sulla riforma della giustizia: «Un magistrato ha detto che questa vicenda ha compattato la magistratura, ma io ringrazio perché ha compattato il governo: se prima c’erano esitazioni, ora non ci sono più. Andremo avanti fino alla riforma finale».