«Vincono i cattivi, non i buoni, e per di più a volte i cattivi vincono in maniera scandalosa. Al punto che ci può essere un signore che guadagna sempre più tanto più produce danni. Vogliamo parlare di Stellantis? Di una azienda che negli anni non ha fatto altro che ridurre stabilimenti, lavoratori, producendo però ricchezza per gli azionisti e i suoi leader. I cattivi si mimetizzano al punto di apparire l'ordine naturale delle cose», come se «quello che ti viene presentato è senza alternative». È il ritorno di Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera e leader di Rifondazione Comunista, oggi ad Atreju dopo 18 anni. Nel 2006 aveva dialogato con Gianfranco Fini alla manifestazione simbolo della destra con 

«Oliviero Toscani ha creato un'azienda dove i vertici non potevano avere stipendi 10 volti superiori a chi lavorava in quell'azienda. Se oggi in Stellantis il manager guadagna 500 volte più di un operaio si può dire che Olivetti è buono e Stellantis è cattivo? Per me sì. E le conseguenze sono disastrose per la società», mette in guardia Bertinotti, incassando l'applauso della platea. «La ribellione comincia dal dire 'io non ci sto'. Io penso che questa sia la ripresa del cammino», aggiunge Bertinotti in un dibattito con Paolo Bonolis e Pietrangelo Buttafuoco. 

«Nel luglio del 1960 avevo 20 anni e ho incrociato quel movimento di lotta a Genova contro, mi dispiace dirlo qui, i giovani del Movimento Sociale. Così incontrai la politica e con la politica anche l’allineamento e il disallineamento. Ma questa è una cosa che finisce con il Novecento. Per avere l’eresia ci vuole la Chiesa, ma in politica oggi siamo senza la Chiesa. Allora oggi dovremmo alzare lo sguardo e disallinearci da questo sistema capitalistico e globale che porta alla guerra e al rischio addirittura di distruzione dell’umanità. Il non allineamento è prendere in mano la responsabilità di dire ‘io non ci sto’: tirare il freno e scendere dal treno prima che sia troppo tardi».