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Per il settimanale Panorama la procura di Trapani indaga su Medici senza Frontiere accusando esponenti di rilievo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il procuratore Ambrogio Cartosio riferisce alla Commissione Difesa del Senato e dice solo che esiste un’indagine su singole persone. Poi però ricorda che per la legislazione italiana salvare una vita supera qualsiasi violazione delle norme di legge. Smontato il teorema Zuccaro sui finanziamenti illegittimi con finalità destabilizzanti. I magistrati di Trapani svelano il doppio gioco dei militari libici. Leggi il post di Reati di solidarietà. Il settimanale Panorama, in edicola oggi, ne è convinto, la procura di Trapani sta indagando non su una Ong qualsiasi bensì su Medici senza Frontiere. Addirittura si afferma che le accuse, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina non riguarderebbero personaggi di secondo piano ma di esponenti italiani e stranieri, una decina, che occupano ruoli di primo piano nell’organizzazione. Il fascicolo è stato aperto sulla base di dichiarazioni di appartenenti agli equipaggi delle navi che hanno notato una certa singolarità nelle operazioni di salvataggio, insomma Medici senza Frontiere avrebbe portato a termine salvataggio saltando a piè pari le eventuali indicazioni della Guardia Costiera circa richieste di salvataggio. Msf ha per il momento smentito e si vedrà nei prossimi giorni quali sviluppi avrà il caso sollevato dal periodico di Segrate. Di certo al momento ci sono solo le parole del il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio che ieri ha riferito davanti alla commissione difesa del Senato. Cartosio non ha lasciato spazio a illazioni e non è sceso in particolari. «Alla Procura di Trapani risulta che in qualche caso navi delle Ong hanno effettuato operazioni di soccorso senza informare la centrale della guardia costiera» ha detto Cartosio il quale ha anche aggiunto che le ipotesi di reato «coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche delle Ong». Nessun riferimento a Medici senza Frontiere. Potrebbe a prima vista sembrare una conferma alle rivelazioni di panorama a andando a fondo non è proprio così. Infatti il procuratore di trapani ha spiegato che è vero «la presenza delle navi delle Ong in un fazzoletto di mare potrebbe costituire, non da solo, ma con altri elementi, un elemento indiziario forte per dire che sono a conoscenza che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni di migranti e dunque ipotizzare il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Soggetti a bordo delle navi sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui arriveranno i migranti». Ma tutto questo non può non tener conto delle leggi italiane le quali contemplano anche in caso di supposta violazione della norma, una causa di giustificazione. In sostanza – ha riassunto Cartosio - «se una nave qualsiasi viene messa al corrente del fatto che c'è il rischio che un'imbarcazione possa naufragare, ha il dovere di soccorrerla in qualsiasi punto e questo principio travolge tutto». Si tratta di una precisazione fondamentale in quanto mostra come per la legislazione del nostro paese in presenza di un pericolo di naufragio non c’è reato che tenga. Salvare vite supera la punibilità di aver violato una legge, cosa poi tutta da dimostrare. Inoltre le parole di Cartosio smontano il teorema messo in piedi e rilanciato a più riprese dal suo collega Zuccaro. Il procuratore di Catania infatti ha basato tutto il suo lavoro su l’ipotetico accordo deliberato tra Ong e trafficanti di esseri umani. Insomma un rapporto organico che, a suo dire, avrebbe poi tutto un altro scopo come quello di destabilizzare la stessa economia italiana. Cosa ben diversa dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un’ulteriore smentita riguarda poi il capitolo dei finanziamenti sui quali il magistrato di Trapani ha dichiarato di non essere in possesso di elementi tali da giustificare un flusso di denaro di provenienza illecita. Insieme a Cartosio ha parlato anche il sostituto procuratore Andrea Tarondo il quale ha raccontato un episodio che la dice lunga sull’affidabilità della guardia costiera libica, la stessa che l’Italia sta addestrando e che dovrebbe recuperare i migranti al posto delle Ong come vorrebbe qualcuno. Tarondo infatti ha riportato la testimonianza di due algerini che il 28 marzo hanno riferito di essere partiti dalla Libia con una scorta di uomini in divisa e la scritta Polizia. In mare sono stati fermati da altri militari libici a colpi d’arma da fuoco. Un racconto che – ipotizza Tarondo – potrebbe far pensare ad una richiesta di denaro per far passare la barca con i migranti. Un doppio gioco dei libici che da un lato fermano i barconi e dall’altro sono d’accordo con i trafficanti. E’ questo che le Ong non devono vedere?