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Se la battaglia contro i motori di ricerca per vedersi riconosciuto il diritto all’oblio è persa in partenza, essendo pressoché impossibile rendere meno accessibili o nascondere online – dopo un certo periodo di tempo – notizie vere ma che possano danneggiare l’onore o le attività personali e professionali di una persona, come i suoi precedenti giudiziari, anche quella per la tutela del decoro e della reputazione da azioni diffamatorie rischia di finire su un binario morto.
Per la Corte d’appello di Firenze, che ha confermato il giudizio di primo grado, non è infatti sufficiente essere stati assolti in un procedimento penale per evitare di essere associati a valutazioni e giudizi non positivi.
L’occasione per questa particolare interpretazione del delitto di diffamazione è stata offerta dalla fiction “Il Mostro di Firenze”, andata in onda su Fox Crime nel 2009 e l’anno successivo sui canali Mediaset.
A denunciare per diffamazione la produzione della serie tv, Francesco Calamandrei, farmacista di San Casciano ( FI).
Il suo nome è legato a quello di Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Piero Pacciani, i “compagni di merende”, accusati di aver ucciso tra il 1968 e il 1985 otto giovani coppie che si erano appartate in cerca di intimità nelle colline fiorentine.
I delitti erano stati particolarmente efferati in quanto alle donne venivano asportate alcune parti intime.
Vanni e Lotti, deceduti da diversi anni, furono condannati in via definitiva come esecutori materiali dei delitti. Pacciani, invece, è mancato alla vigilia del processo d’appello del giudizio di rinvio voluto dalla Cassazione, dopo l’annullamento della pronuncia di condanna per la medesima accusa di omicidio.
Per gli inquirenti, Calamandrei era il mandante degli omicidi e un trait d’union con altri “gaudenti” che utilizzavano le parti delle donne mutilate come feticci per orge e messe nere in una villa, “La Sfacciata”, sempre sulle colline intorno a Firenze.
Oltre a ciò, era stato accusato anche di essere l’autore del duplice omicidio avvenuto nel 1985 in località Scopeti a San Casciano.
«È una persona ancor oggi sospettabile di essere tra i soggetti ispiratori di diversi duplici omicidi, nonostante l’incontrovertibile verdetto assolutorio». In tale ottica vanno dunque considerati per i giudici fiorentini i dialoghi e le immagini che lo riguardano, e da lui ritenute diffamatorie, contenute nella fiction in questione.
Nonostante quindi l'assoluzione di Calamandrei nel 2008, con processo celebrato con rito abbreviato, da tutte le imputazione, in specie quella di essere appunto il mandante degli omicidi del mostro di Firenze, il giudice di primo grado Lisa Gatto nel 2016 e il collegio di secondo grado composto da Grazia Riccucci, Anna Maria Sacco e Angelo Grieco nel 2019, avevano a loro volta assolto i produttori della fiction tv dall'accusa di diffamazione.
«Calamandrei è stato ben più che sospettabile, poiché è stato indagato e poi imputato di essere mandante di alcuni delitti del mostro ed è stato processato e poi assolto con la formula riservata ai casi in cui le prove raccolte non consistenza tale da portare ad una affermazione di responsabilità», si legge nella sentenza d’appello. Il riferimento è al comma 2 dell’articolo 530 del codice di procedura penale, con cui è stata pronunciata, in una sentenza di oltre 200 pagine, l’assoluzione di Calamandrei nel 2008.
Una «formula che appare criptica sfuggente ed equivoca», consentendo che «residuino dei dubbi», proseguono i giudici. E ciò «quanto meno sull’esatto svolgimento dei fatti ormai affondati nel fango del tempo trascorso e della molteplicità di indagini svolte» : la formula assolutoria utilizzata dal gup «salva capra e cavoli, e consente di dire tutto ed il contrario di tutto», sottolinea il collegio.
La figlia di Francesco Calamandrei, Francesca, ha già annunciato che continuerà la «battaglia» in memoria del padre, morto nel 2010, «assolto in tribunale ma condannato in tv».
Ad assisterla in questa impresa non facile, visti i due precedenti, l’avvocato fiorentino Gabriele Zanobini. Il ricorso in Cassazione è stato già depositato nei giorni scorsi.