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Il Garante nazionale delle persone private della libertà, come previsto dal suo mandato, ha scritto al comandante generale della Guardia costiera, Giovanni Pettorino per avere «informazioni e chiarimenti sulla situazione attuale» dei migranti presenti all'interno della nave battente bandiera spagnola Open Arms che non è potuta approdare a Malta.
IL MINISTERO DELL'INTERNO CONTRO IL GARANTE Fonti imprecisate del Viminale però sono intervenute con una nota criticando la presunta invasione di campo del Garante, aggiungendo una postilla sprezzante: «Qualcuno potrebbe pensare che il Garante dei detenuti debba giustificare la propria esistenza e il proprio stipendio statale, che peraltro non è pubblicato con evidenza sui siti ufficiali come previsto per legge».
In realtà, tali critiche, risultano prive di fondamento. Sulla questione dello stipendio è tutto pubblico. Basterebbe andare sul sito ufficiale del Garante dove è scritto nero su bianco che le identità forfettarie sono parametrate a quelle dei parlamentari nel 40% per il presidente ( 3.200 euro netti al mese) e nel 30% per i due membri ( 2.500). Ma non finisce qui.
Il Garante nazionale dei diritti delle private della libertà risulta, secondo un dossier pubblicato tempo fa da Il Fatto Quotidiano - fra le poche autorità indipendenti del nostro Paese che non gravano sulle casse dello Stato con onerosi canoni di affitto. ll Garante nazionale, infatti, ha sede in un immobile di proprietà del ministero della Giustizia, il cui utilizzo dunque non comporta spesa di fondi pubblici.
LA SOLIDARIETA' DI ANTIGONE Non sono mancate le solidarietà giunte all’autorità del Garante. Ad esempio c’è Stefano Anastasìa, presidente dei garanti regionali e locali dei detenuti che a nome delle persone private della libertà nominati dalle Regioni e dagli Enti locali, esprime la loro solidarietà e vicinanza al Garante nazionale «oggetto di una pretestuosa polemica rinfocolata oggi dai sottosegretari leghisti alla Giustizia e all’Interno».
Sempre Anastasìa spiega che «le competenze del Garante nazionale su qualsiasi condizione di privazione di libertà, quali quelle che si consumano sulle navi da cui viene vietato lo sbarco, sono chiare e stabilite dal Protocollo addizionale alla Convenzione delle Nazioni unite contro la tortura. Come trasparente è l’indennità percepita dai componenti dell’ufficio, perché fissata per legge».
COMUNICAZIONE ALL'ONU Interviene anche l’associazione Antigone che non si limita solo ad esprimere solidarietà, ma ha anticipato che segnalerà il caso alle Nazioni Unite. «Siamo incondizionatamente e totalmente dalla parte di Mauro Palma, Garante nazionale per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale, - scrive Antigone in una nota - che in queste ore sta ricevendo pesanti attacchi da parte di Viminale e Lega che vorrebbero delegittimare un organo di garanzia con argomenti densi di ignoranza istituzionale e fango populista».
Continua la nota: «Abbiamo contribuito alla nascita di tale organismo e siamo orgogliosi della sua indipendenza. Ricordiamo comunque ai leghisti che se avessero voglia potrebbero leggere meglio i curriculum di Palma e delle altre due componenti del collegio dei garanti. Troverebbero competenza ed esperienza. Quella competenza ed esperienza che impone un intervento sulla privazione illegale della libertà che si sta consumando nelle navi a cui è impedito di approdare». E conclude: «Per quanto ci riguarda non ci limitiamo a esprimere solidarietà ma segnaleremo il caso alle Nazioni Unite».