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Signor Ministro, lei qui trova tutto il sistema ordinistico. Su 140 Consigli dell’ordine italiani, sono presenti 130 ordini, oltre alle Unioni, alle rappresentanze del Comitato pari opportunità e all’Organismo congressuale forense. Ringrazio subito il ministro per la sua presenza e gli ordini italiani, perché una partecipazione così massiccia è una risposta straordinaria da parte del sistema ordinistico.
Un sistema ordinistico che si è anche ampiamente rinnovato, quindi qui non solo abbiamo quasi tutti gli ordini italiani, ma abbiamo soprattutto molti nuovi ordini, presidenti e consiglieri dell’ordine. Quando si cambia, ovviamente, ci sono degli svantaggi, magari si paga anche lo scotto di una mancanza di esperienza, ma c’è anche il vantaggio di un entusiasmo rinnovato. Il fatto che abbiate risposto in maniera così massiccia - non ci sono precedenti di presenze così importanti, dal punto di vista ordinistico - per il Consiglio nazionale forense è motivo di orgoglio, perché evidentemente gli ordini sono vicini al Cnf. E questo è un Consiglio nazionale forense che è determinato nel suo agire. Noi portiamo avanti gli interessi dell’avvocatura, ma soprattutto portiamo avanti gli interessi del sistema Giustizia, del sistema Paese, attraverso la tutela dei diritti fondamentali, di cui, però, noi siamo convinti gli artefici principali siano necessariamente gli avvocati. È una fase storica importante, dove l’avvocatura è centrale nel sostenere una democrazia solida, quale deve essere la nostra, attenta a tutti i diritti, ma, soprattutto, ai diritti dei più deboli. Siamo determinati a farlo, non ci spaventa nulla. Se però farlo senza i consiglieri e i Consigli dell’ordine è molto complicato, farlo con un esercito così grande al nostro fianco è più semplice e soprattutto, se possibile, ci determina ulteriormente.
Il momento, indubbiamente, è particolare dal punto di vista storico.
Vi sono delle criticità per quel che riguarda la tutela di alcuni diritti e per quel che riguarda l’affermazione, con determinazione, dell’esigenza di rispettare sempre i principi di solidarietà. È un periodo critico anche perché si tende, forse, a dimenticare la centralità del diritto come unico strumento di mediazione, che noi vogliamo riportare al centro. Il diritto media tutti i conflitti, dalle guerre alle diatribe condominiali.
Non dimentichiamo come la nostra Costituzione fu il risultato di una straordinaria mediazione, all’epoca, tra forze politiche molto diverse. Noi siamo sempre dalla parte del dialogo e della dialettica. È un momento in cui i Consigli dell’ordine e l’avvocatura in genere devono avere coraggio e fare delle scelte. Non si può stare sempre in mezzo al guado, bisogna schierarsi. E bisogna schierarsi con coraggio e determinazione dalla parte dei cittadini, dalla parte dei deboli, dalla parte del sistema Giustizia.
Ma soprattutto - e questo il ministro lo sa bene - noi dobbiamo schierarci senza tentennamento alcuno, senza che alcuno possa spaventarci. Non devono spaventarci né i poteri economici forti, che possono non gradire la normativa sull’equo compenso, né frange di magistratura che possono non apprezzare l’avvocato in Costituzione, né devono spaventarci componenti della politica che un’avvocatura forte non la vedono di buon occhio. Dobbiamo concentrarci, non farci spaventare, fare questa scelta tenendo al centro la barra dei diritti, soprattutto quelli dei più deboli, e lo possiamo fare perché è una fase storica in cui il sistema ordinistico è fondamentale per garantire soprattutto l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione.
Noi siamo convinti, e so che il ministro è d’accordo, del fatto che non si debba più parlare solo di magistratura autonoma, libera e indipendente. La magistratura italiana è la più forte al mondo per legge. È autonoma e indipendente, è un potere, ha un sistema di autogoverno, fa sentenze in nome del popolo italiano e non secondo la volontà del popolo italiano.
Ma il salto di qualità è capire che, oltre ad una magistratura autonoma e indipendente, ci vuole un’avvocatura costituzionalmente autonoma e indipendente, perché solamente due soggetti forti alla stessa maniera, dal punto di vista costituzionale, garantiscono una giurisdizione autonoma e indipendente. Il cittadino ha diritto ad un magistrato non condizionabile e però ha diritto anche ad una difesa non condizionabile. Non condizionabile da poteri economici forti, in grado di ricattarla economicamente, né da poteri dello Stato, una difesa in grado di armarsi e battersi secondo diritto a favore di chiunque nei confronti di chiunque.
Da qui l’impegno del Cnf, sorretto da tutte le componenti dell’avvocatura, per l’affermazione del nostro ruolo in Costituzione, in particolare il principio dell’autonomia e dell’indipendenza. Spero davvero che il ministro si dia da fare per un’accelerazione che consenta di inserire l’avvocato in Costituzione. È il momento delle scelte, determinate, coraggiose. Le istituzioni sono dalla parte delle scelte importanti, perché sono dalla parte di una giusta causa, quella della tutela dei più deboli. E la nostra toga è proprio questo, il simbolo di giusta causa.