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Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra previsto dall’articolo 1099 del codice della navigazione: sono i reati contestati al comandante Pietro Marrone della nave Mare Jonio, della Ong Mediterranea, dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e dal pubblico ministero Cecilia Baravelli, presenti a Lampedusa per gli interrogatori. La procura ha anche convalidato il sequestro della nave operato ieri dalla Guardia di finanza. «Abbiamo appreso della convalida del sequestro - reagisce Mediterranea. Ovviamente nei prossimi giorni faremo ricorso.
Noi non godiamo di nessuna immunità, ma siamo certi di avere operato nel rispetto del diritto e felici di avere portato in salvo 49 persone». Si accusa il comandante, ha spiegato Alessandra Sciurba di Mediterranea, «di non avere spento i motori a poche miglia dalle acque territoriali italiane, mentre la Mare Jonio fronteggiava onde alte più di due metri: era un ordine impossibile da eseguire senza mettere in serio pericolo la sicurezza della nave e di tutte le persone a bordo, la cui tutela è l’obbligo prioritario di ogni comandante».
Grande la soddisfazione di Matteo Salvini, secondo cui la convalida del sequestro dell’imbarcazione «è un risultato storico, perché vuol dire che non erano delle ipotesi che ci fossero delle illegalità e che si infrangesse la legge. Vediamo, non faccio il giudice». Ma «questo vuol dire che c’è qualcuno che si finge soccorritore, ma in realtà è un fuorilegge». Il comandante, ora indagato, insiste: «Ho salvato vite umane, lo rifarei». La nave, sotto sequestro, è stata affidata all’armatore, l’ex assessore, Beppe Caccia.