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Eric Dupond-Moretti Francia
La schiera di nemici del ministro della giustizia francese Eric Dupond-Moretti nella magistratura si fa sempre più numerosa. Dopo il cosiddetto affare "delle intercettazioni" - l'inchiesta amministrativa aperta contro tre componenti del Pnf (la Procura nazionale dei finanzieri) annunciata il 18 settembre da Moretti - a generare nuovi malumori tra i magistrati arriva la nomina di un avvocato alla guida della Scuola Nazionale della magistratura. A definire i toni di una tensione esplosiva sono state le due più alte cariche della giustizia francese - Chantal Arens, primo presidente della Corte di cassazione e François Molins, procuratore generale presso la Cassazione, già procuratore di Parigi - che ieri hanno espresso le loro preoccupazioni firmando un editoriale al vetriolo sulle colonne de Le Monde. «Non si tratta di fare un processo alle intenzioni a Nathalie Roret», hanno precisato i due magistrati in riferimento alla sua possibile nomina a capo della Scuola della magistratura che segnerebbe un doppio primato in quanto donna e avvocato. E anche se la Scuola non è un'istituzione «chiusa in se stessa» - assicurano i magistrati - l'accusa contro il ministro della Giustizia è di risultare di parte nei confronti di una vicenda «i cui conflitti di interesse non possono mettere che in allarme». Il riferimento è proprio al procedimento amministrativo contro i procuratori del Pfn nato in seguito alla relazione dell'Ispettorato generale della Giustizia che ha mal giudicato l'operato dell'Ufficio nel corso di un'indagine preliminare del 2014 che doveva servire a scovare una "talpa" sospettata di aver informato l'avvocato di Nicolas Sarkozy, Thierry Herzog, di essere intercettato. Sotto inchiesta erano finite per per più di sei anni le telefonate di decine di magistrati e avvocati, tra cui proprio Eric Dupond-Moretti. Contro il nuovo guardasigilli, nominato dal governo Castex appena tre mesi fa, la fronda dei magistrati cresce in tutta la Francia. A Parigi, la più grande giurisdizione francese, 188 giudici su 500 hanno preso parte alla mozione di sfiducia, rivolta direttamente a Emmanuel Macron. Al presidente si chiede di «agire responsabilmente in qualità di garante dell'indipendenza della giustizia, in considerazione del fatto che il ministro ha perso ogni credibilità».