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«Sono felice che abbiano portato a a casa Silvia Romano ma ci sono dei luoghi nel mondo dove andarci è pericoloso. Quindi: si fa un'intesa chiara, che chi si spinge oltre un certo confine poi deve assumersi anche le responsabilità». Il valzer delle polemiche intorno alla liberazione di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya e liberata sabato scorso, stavolta lo apre il governatore leghista del Veneto Luca Zaia. Il quale aggiunge: «Molti si domandano chi si è assunto la responsabilità di mandare una cooperante in zone come quella? Perchè se poi paga sempre Pantalone...». Ancora più esplicito, se possibile, Alessandro Morelli, deputato leghista e presidente della Commissione Trasporti di Montecitorio. Il quale Morelli, nel criticare la conversione all’Islam della giovane Silvia Romano, tira in ballo niente meno che la tragica vicenda di Aldo Moro:«È come se Moro - spiega - invece che finire ammazzato dalle Br fosse stato liberato, e avesse iniziato a fare politica a favore della lotta armata». E ancora: «O se Farouk Kassam avesse chiamato Dio il carceriere che gli ha tagliato l'orecchi», conclude, riferendosi al bimbo rapito nel 1992 a Porto Cervo, a cui fu tagliato dai rapitori il lobo di un orecchio prima della liberazione, in seguito al pagamento di un riscatto. Nel frattempo, dalla famiglia Romano, chiedono silenzio e rispetto: «Come sta Silvia? Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito». «Usate il cervello. Vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace».Ma i professionisti dell’odio social hanno indotto i familiari della giovane a chiudere profilo Facebook di Silvia a causa dei numerosi insulti ricevuti soprattutto a fronte della sua conversione religiosa. Il profilo della cooperante milanese, liberata lo scorso 9 maggio dopo 18 mesi di prigionia, non è più visibile.