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"Torno alla mia vera aula, quella universitaria e starò in silenzio stampa almeno fino all'autunno. Ho detto quello che dovevo. Ora per un po' non andrò in tv e in radio e non sarò sugli altri media. Piuttosto vorrei scrivere un testo universitario, dedicarmi ai miei studenti: mi sono mancati''. Saluta così, Roberto Burioni. Un addio alle armi annunciato nel corso di una intervista al Corriere della sera e dopo la polemica sui compensi e sulle consulenze del virologo, portata avanti dall'Espresso : ''In generale in questi anni mi hanno ferito più gli attacchi di quelli che la pensano come me che quelli dei complottisti. Sulle consulenze dico una cosa semplice: chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni?''. ''Se la Ferrari mi chiede un aiuto - riferisce Burioni - dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca''. E conclude: ''L'Italia ha fatto un sacrificio enorme. Senza il lockdown ora staremmo contando i morti per le strade. Gli italiani secondo me hanno capito da che parte stare''. Poi lo sfogo: ''Ma io non sono un presenzialista!''. E precisa: ''Nel periodo più buio, dal primo marzo al 30 aprile, non sono entrato nemmeno nei primi dieci più presenti nel dibattito pubblico"