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Sembra che qualcuno, finalmente, si stia rendendo conto che la vera, grande, emergenza di questo paese – che pure di emergenze ne ha tante – è costituita dalla Giustizia. Sembra che molti si rendano conto che la cosiddetta riforma sulla prescrizione, fortissimamente voluta dall’attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dal Movimento 5 Stelle, e da alcuni eterogenei settori della magistratura e del giornalismo, è un’offesa, un oltraggio alla civiltà giuridica, alla stessa Costituzione.
Par di vederlo il povero Cesare Beccaria, chissà quante volte si è rivoltato nella tomba; e quanto mai esatta l’amara definizione di Leonardo Sciascia: “Italia, paese culla del diritto, ma ormai la sua bara…”.
Accade così di vedere mobilitati personaggi fino a oggi a tutto interessati e preoccupati, ma non alla Giustizia; scendono anche in piazza, manifestano. Ricordo bene la loro irridente espressione quando li si invitava a riunioni per individuare strumenti per far fronte a questa emergenza; per quanto tempo il Partito Radicale, quello Nonviolento, Transnazionale, Transpartito, e gli avvocati sono stati lasciati soli… non muovevano un dito, nel senso letterale. Marco Pannella veniva guardato con sufficienza, una sorta di nonno un poco tocco, con quella sua mono- mania: quotidianamente ricordava l’urgenza e la gravità della questione giustizia.
Ora ci dicono e ci spiegano quello che da sempre sappiamo e abbiamo cercato di dire e spiegare. D’accordo: “Meglio tardi che mai”. A patto di ammettere, di capire, che la questione della prescrizione è l’ultimo anello di una catena infinita.
La giustizia giusta per cui si sono battuti Pannella, Sciascia, Enzo Tortora, richiede riforme di grande respiro: responsabilità civile del magistrato; separazione delle carriere; abolizione dell’obbligatorietà penale; robusta delegificazione.
Sono le cose che auspicava, tra gli altri, Giovanni Falcone: che non a caso, prima di essere ucciso dalla Cosa Nostra, ha avuto tra i suoi più implacabili avversari, tanti suoi colleghi.
Poi alcune proposte sagge e giuste di recente elencate dal giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese: i tempi del processo, tutti e tre i gradi, in un solo anno; sanzionare in via amministrativa tutto ciò che non ha vera rilevanza criminale.
L’accusa affidata a persone che abbiano equilibrio e procedano con cautela, senza maxi- retate, pubblicità, gestione delle ricadute mediatiche, comunichino riservatamente ( come vuole la Costituzione) le accuse agli interessati.
Questo è. Altrimenti è solo fuffa.