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«Sono anni che la stampa internazionale attacca il presidente Orban e pubblica dichiarazioni sulla morte della democrazia ungherese». Lo scrive la ministra della Giustizia magiara, Judit Varga, rispondendo alle accuse di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali e transgender piovute da ogni parte d'Europa e non solo. Sostanzialmente la legge appena approvata da Budapest equipara l'omosessualità alla pedofilia e alla pornografia vietando ai minori l'accesso a contenuti che «promuovono la deviazione dall'identità di genere». Ma la ministra non ci sta e difende a spada tratta il provvedimento del governo: «Questa volta si dice che l’Ungheria ha adottato una legge omofobica e discriminatoria. A nessuno importa che la dichiarazione firmata da diversi Stati membri dell’Unione europea contenga accuse false e che falsifichi il merito della legge ungherese omettendo sue parti essenziali. A nessuno importa notare che il focus della legge è la tutela dei bambini da qualsivoglia tipo di sessualità e che per questo motivo non può essere, per definizione, discriminatoria», ha affermato la guardasigilli. «L’orientamento sessuale e l’identità di genere rientrano pienamente nelle tutele della costituzione ungherese», ha continuato la ministra. Nel Paese centro-europeo «tutti sono liberi di esprimere la loro identità sessuale come ritengono opportuno» e «non c’è contraddizione» nel garantire allo stesso tempo i diritti e gli obblighi dei genitori nell’educazione dei figli. «Non è la prima volta, tuttavia, che una legge ungherese» è oggetto dell’interpretazione «di alcuni che scelgono di esprimere pregiudizi senza prima sindacare i fatti». Le dichiarazioni politiche di condanna della legge sono «vergognose» perché si scontrano con un principio di «cooperazione leale» ma anche perché «incorporano un’opinione politica partigiana senza previa indagine imparziale». Varga infine richiama l’articolo 14 (3) della Carta dei diritti fondamentali, per il quale «il diritto dei genitori di provvedere all’educazione e all’istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche è rispettato secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». La guardasigilli reitera che la legge approvata in Ungheria non si applica alle vite, identità e pratiche sessuali di coloro che hanno più di 18 anni».