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I diritti sanciti dalla Convenzione Onu sono tutti importanti e non possono entrare in contrasto tra di loro. E vanno tutti realizzati, perché il futuro dei bambini è il futuro del mondo. Nel giorno in cui la Convenzione compie 30 anni, Garante per l’Infanzia e Cnf si sono incontrati per discutere del ruolo sociale dell’avvocato a difesa dell’infanzia.
Un rapporto molto intenso, quello tra avvocatura e ufficio del garante, come sottolineato in apertura dal presidente del Cnf Andrea Mascherin, secondo cui la tutela dell’infanzia rappresenta «uno di quei campi in cui esercitare la propria professione credendoci è molto importante, perché ne va della tenuta del nostro ordinamento».
E per il consigliere Donato Di Campli, la battaglia del Cnf per l’avvocato del minore è un modo per tutelare meglio i bambini vittime di abusi. «Bisogna trovare un equilibrio tra i diritti enunciati dalla Convenzione, il singolo caso concreto - ha sottolineato la Garante Filomena Albano - e il sistema di tutela dell’infanzia nel suo complesso. Ma serve equilibrio anche nella comunicazione mediatica e istituzionale. La Convenzione ha posto in essere una rivoluzione ma il Comitato dell’Onu ha sottolineato la mancata attuazione di alcuni diritti. E ce ne sono di nuovi rispetto a 30 anni fa, determinati dalla progressiva solitudine dei bambini, nuovi bisogni e vulnerabilità. Il filo conduttore è rapportarsi a bambini e ragazzi come persone, che di minore hanno solo l’età, sempre valorizzando il piano delle relazioni. Il ruolo dell’avvocato che si occupa dei più piccoli - ha concluso - non può prescindere dall’importanza di un approccio relazionale ed empatico».