PHOTO
Il numero degli occupati è calato in Italia di 444.000 unità nel 2020. Le ripetute flessioni congiunturali registrate tra marzo e giugno 2020, unite a quella di dicembre, segnala l’Istat, hanno portato a una riduzione dell’1,9% nell’arco dei 12 mesi. La diminuzione coinvolge uomini e donne, dipendenti (235.000) e autonomi (209.000) e tutte le classi d’età, ad eccezione degli over 50, in aumento di 197.000 unità, soprattutto per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,9 punti percentuali, dal 58,9 al 58%. «A dicembre l’occupazione torna a diminuire, interrompendo il trend positivo che tra luglio e novembre aveva portato a un recupero di 220 mila occupati; il calo occupazionale è concentrato sulle donne e coinvolge sia i dipendenti sia gli autonomi. Inversione di tendenza anche per la disoccupazione che, dopo quattro mesi di progressivo calo, torna a crescere portando il tasso al 9%. I livelli di occupazione e disoccupazione sono inferiori a quelli di febbraio 2020 - rispettivamente di oltre 420 mila e di quasi 150 mila unità - e l’inattività risulta superiore di oltre 400 mila unità. Rispetto a febbraio 2020, il tasso di occupazione è più basso di 0,9 punti percentuali e quello di disoccupazione di 0,4 punti», commenta l’Istat in relazione ai dati provvisori sull’occupazione e la disoccupazione a dicembre 2020. «La pandemia sembra aver acuito i divari preesistenti nel mercato del lavoro», riconosce il presidente Istat Gian Carlo Blanciardo nel corso dell’audizione di venerdì sul Pnrr alla Camera. Complessivamente, infatti, gli elementi di vulnerabilità si concentrano, dice, «sugli stessi segmenti di popolazione». «Nel terzo trimestre 2020, il calo occupazionale tendenziale tra le donne - pari a -3,5% contro il -2% degli uomini - diventa ancora più marcato se si tratta di donne al di sotto dei 35 anni di età, che hanno visto diminuire il numero di occupate dell’8,9% (contro il -3,9% degli uomini), o residenti nel Mezzogiorno, tra le quali il calo è stato pari al 3,7%, una variazione più che doppia di quella registrata per gli uomini (-1,3%)». E calo anche «se si tratta di donne giovani residenti nel Mezzogiorno: il numero di occupate diminuisce del 10,3% con una variazione ancora una volta circa doppia rispetto a quella maschile ( -5,5%)». Male anche le donne occupate con contratto a tempo determinato, tra il terzo trimestre 2019 e il terzo trimestre 2020, in calo del 16,2%, rispetto a un valore che per gli uomini si è fermato al 12,4%. Ma i settori dove l’occupazione femminile ha mostrato diminuzioni più marcate, rispetto agli uomini, sono soprattutto per le attività del settore degli alberghi e ristoranti (-14,2%% contro il 7,5% degli uomini) e del settore dei servizi alle famiglie (-9,8%), dove la componente femminile rappresenta l’87% dell’occupazione del settore. Un impatto negativo da coronavirus che si registra, prosegue il presidente Istat, anche per le lavoratrici straniere: rispetto al terzo trimestre 2019 hanno registrato una diminuzione del 9,1%, a fronte di un calo pari al 3,8% tra i lavoratori stranieri maschi.