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Senza Europa saremmo stati più poveri: è questo l'avvertimento lanciato dal Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, le cui Considerazioni Finali rappresentano uno stimolo a consolidare l'Unione europea. Mancano ancora una vera unione bancaria e di bilancio,una responsabilità comune su molti temi, lamenta il Governatore, ma cercare il colpevole negli organismi europei non solo è errato, ma non serve a nulla e non ci assolve. Tra i mali del Paese, Visco cita il ritardo nel digitale per finire alla fuga dei cervelli e allo scarso appeal che la nostra economia esercita sugli immigrati più qualificati. Poi c'è il Sud, per il quale non sono sufficienti sussidi monetari ma sostegni capaci di aumentarne la produttività. Serve, dunque, un'ampia riforma del fisco, sostenibile e senza passi falsi. Una nuova struttura stabile che dia certezze perché rivedendo soltanto alcune agevolazioni o modificando la struttura di una singola imposta si proseguirebbe un processo di stratificazione. Un accenno che sembra rimandare direttamente alla flat tax, manovra voluta dal ministro dell'Interno Matteo Salvini al costo di 30 miliardi di euro ma attualmente - almeno ufficialmente - senza copertura. Un avanzo primario inferiore a mezzo punto percentuale, come quello che si otterrebbe l'anno prossimo se le clausole di salvaguardia dell'Iva previste dalla legislazione vigente fossero disattivate senza compensazione non sarebbe compatibile con la riduzione dell'incidenza del debito sul prodotto. Per tutte le opzioni, dunque, vanno valutati i potenziali effetti sulla domanda, l'attività economica e la distribuzione dei redditi. Serve, perciò, «uno sforzo corale, la partecipazione di tutti, lungo una direzione di marcia che la politica deve indicare con chiarezza». Con un bilancio pubblico più orientato «verso misure a sostegno del lavoro e dell'attività produttiva», una «strategia rigorosa e credibile» di riduzione del debito», riforme strutturali di ampio respiro». Limitarsi alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l'aumento del disavanzo pubblico può rivelarsi controproducente, qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese, mentre «aumenti della spesa pubblica o riduzioni di entrate vanno inseriti in un quadro che ne garantisca la sostenibilità finanziaria e ne precisi intenti, priorità e fonti di finanziamento». Insomma l'aumento dello spread se innescato, azzera il ricorso al deficit. Inoltre, secondo Visco, «l'immigrazione può dare un contributo alla capacità produttiva del Paese, ma vanno affrontate le difficoltà che incontriamo nell'attirare lavoratori a elevata qualificazione così come nell'integrazione e nella formazione di chi proviene da altri Paesi». «La lungimiranza di chi ha eretto l'Ue - è l'ultimo appello - deve tornare a guidare le azioni di oggi».