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Valeria Fedeli, senatrice dem ed ex ministra dell’Istruzione nel governo Gentiloni, spiega che «Calenda a Roma non arriverà al ballottaggio», e ragiona sul fatto che «nei territori, più che parlare di alleanze, dovremmo ascoltare la voce di tutti i cittadini».
Senatrice Fedeli, sulle colonne di questo giornale il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, di Italia viva, ha detto che sarà Gualtieri il grande escluso dal ballottaggio. C’è questo rischio?
Assolutamente no. Quello che Rosato non comprende è che Roberto Gualtieri non solo ha il consenso di tutto il Pd romano e nazionale, ma ha anche un ulteriore sostegno fuori dal Pd per poter arrivare al ballottaggio. Nel nostro partito c’è grande unità e tutti vogliono mettersi a disposizione per vincere a Roma con Gualtieri. Al secondo turno sarà poi necessario provare a fare un’intesa con Calenda, perché personalmente credo sia una persona molto valida e credo che lui stesso sia interessato a sostenere Gualtieri pur di non far vincere il centrodestra.
Pensa che il Pd avrebbe anche sostenuto Calenda, ma che non può farlo vista la scissione dalla quale è poi nata Azione?
Lei conosce bene la mia cultura riformista, ho lavorato molto bene da ministra con Calenda nel governo Gentiloni e sono stata contenta quando è entrato nel Pd. L’ho considerato una risorsa importante, ma da quando ha deciso, per ragioni legittime ma che non condivido, di lasciare il Pd e competere contro di esso, ha allontanato qualsiasi ipotesi di sostegno da parte del nostro partito.
Pensa che i due si toglieranno voti a vicenda?
Chi guarda al futuro di Roma, anche se non strettamente del Pd, vuole che Roma cambi. E per cambiare Roma e superare il malgoverno serve il voto a Gualtieri, non a Calenda. Perché con lui non si arriva nemmeno al ballottaggio. Qualunque cittadino e cittadina di Roma sa che l’unico voto utile è quello per Gualtieri, che è stato un ottimo ministro dell’Economia, ha negoziato con l’Ue il Recovery plan e sarà in grado di intercettare le risorse disponibili per Roma per rilanciare la città. Ha tutte le caratteristiche culturali, politiche e personali per fare il sindaco di Roma.
Al suo nome si è arrivati dopo la trattativa, fallita, con i Cinque Stelle per candidare Zingaretti. Gualtieri è un ripiego?
Se la candidatura di Zingaretti fosse stata necessaria, sono certa che Nicola sarebbe sceso in campo. Ma credo che lui abbia ritenuto da sempre più importante fare il presidente della Regione Lazio, governando molto bene la pandemia e mettendo in campo organizzazione, qualità di amministrazione ed efficacia sul piano vaccinale. Oggi la candidatura del Pd è quella di Gualtieri e su questa dobbiamo concentrare le forze.
Appendino ha detto che l’unica cosa certa è che a Torino il M5S non sosterrà un dem al secondo turno. In questo gioco di alleanze, rimarrete con il cerino in mano?
Il tema vero dovrebbe essere uno per tutti: quando ci si candida per governare una città bisogna ascoltare la voce di tutti gli elettori. La Appendino pensa questo? Pazienza. Il Pd di Torino parla ai torinesi così come Gualtieri parlerà ai cittadini romani. Si deve uscire da questa situazione di ragionamento sull’alleanze con i Cinque Stelle, bisogna parlare ai cittadini. Basta vedere Beppe Sala, che a Milano governa molto bene attraverso il dialogo costante con la città, più che con i partiti.
E a Bologna? Ormai è sfida aperta Lepore- Conti.
Il Pd a Bologna ha fatto le sue valutazioni e ha deciso di candidare Lepore, attraverso le primarie alla quale ha deciso di concorrere anche Conti. Non mi interessano le etichette che le si mettono addosso, ma devo dire che Bologna al momento è l’unica grande città dove si candida una donna e questo è sempre un bene. Detto questo, non capisco perché una sindaca eletta nel 2019 lasci i suoi cittadini per candidarsi alle primarie per un altro Comune.
A Napoli invece l’accordo Pd- M5S è a un passo sotto il nome dell’ex ministro Gaetano Manfredi. È la strada giusta?
Bisogna aver chiara una cosa fondamentale: per quanto riguarda il nostro partito, sono i territori a decidere le alleanze, sulle base di nomi validi e persone competenti. A Napoli, se tutti convergono sull’ex ministro Manfredi, nonché ex rettore della Federico II, è perché sia il Pd che il M5S lo conoscono, lo hanno apprezzato nel Conte bis e lo ritengono la persona giusta per amministrare Napoli.
Come sarà gestita la campagna elettorale in tempo di pandemia?
In questa fase c’è un piano vaccinale che si sta intensificando ed estendendo e questo proseguirà. Più andremo avanti più si creeranno le condizioni, con attenzione e prudenza, per poter fare incontri, manifestazioni e dibattiti. Certo con mascherine e distanziamento, ma non a caso le Amministrative sono state spostate per arrivare a settembre e ottobre con una situazione epidemiologica migliore. Sarò la volta buona per riscoprire il porta a porta.
Pensa che il Pd sia ancora in tempo per stravolgere la narrazione che associa il centrodestra alle riaperture e il centrosinistra alla prudenza?
Penso che Letta stia facendo l’unica cosa intelligente che capiscono tutti gli italiani: lavorare per sostenere le aziende, attraverso il decreto sostegni, e spingere il piano vaccinale con un atteggiamento utile che serva a riaprire con prudenza. Tutti stiamo lavorando per aprire, ma in sicurezza. Ristoratori e commercianti hanno pagato un prezzo altissimo e nessuno ha voglia di giocare in astratto sull’aprire un giorno prima o dopo. È una bandierina inutile.