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La nuova commissione d'inchiesta sulle banche parta dalla riflessione che fino a quando "le retribuzioni dei vertici restano correlate solo agli obiettivi reddituali ci sara sempre il rischio di pesanti pressioni commerciali sul personale per vendere prodotti finanziari che si rivelano nocivi per la clientela, dai bond subordinati ai diamanti" e che "un dipendente di Intesa Sanpaolo dovrebbe lavorare 123 anni per incassare quel che ha guadagnato nel 2018 il ceo Carlo Messina" . Questo l'auspicio del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani che cita l'analisi delle retribuzioni dei vertici bancari effettuata dall'ufficio studi del sindacato. "A un lavoratore di UniCredit - sottolinea Colombani - serve mezzo secolo per uguagliare il compenso annuo dell'ad Jean Pierre Mustier. Gli ad del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e di Ubi, Victor Massiah, hanno avuto il salario di una vita di lavoro di un impiegato del gruppo". Nelle banche, aggiunge, "la sproporzione retributiva rimane alta, ma a preoccuparci e soprattutto il fatto che i compensi dei top manager continuano ad essere legati solo ai risultati quantitativi, mentre e necessaria una svolta moralizzatrice". Secondo i dati elaborati da First Cisl, il banchiere più pagato resta il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che nel 2018, sommando tutte le varie voci retributive, incluso il fair value dei compensi in azioni, ha guadagnato quasi 5,7 milioni di euro, contro i 5,5 di un anno prima: sono poco più di 15.500 euro al giorno, mentre una figura media di Intesa Sanpaolo e pagata giornalmente 126 euro.