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L’esigenza di una corretta informazione è sentita sempre di più perché il populismo ormai dilagante si alimenta di notizie scandalistiche non vere che determinano il rancore e quindi per rendere valido questo principio è doveroso fare alcune precisazioni in merito a quanto detto in una trasmissione televisiva di qualche giorno fa sulla nota questione dei vitalizi degli ex parlamentari. I ricorsi degli ex parlamentari contro la delibera dell’Ufficio di Presidenza del Parlamento che ha effettuato il taglio ai vitalizi, debbono essere decisi da un collegio giudiziario che è un organismo parlamentare con funzioni giurisdizionali e per ciò stesso fuori dalla politica. È stato così nel Parlamento Repubblicano ed è così in tutti i Parlamenti democratici: si tratta di una prerogativa per esaltare l’autonomia e la indipendenza dei rappresentanti del popolo.
L’onorevole Di Maio di Cinquestelle aveva detto che i ricorsi sono esaminati dall’organo interno delle Camere che ha «le stesse sensibilità politiche di chi ha tagliato il vitalizio», cercando quindi di condizionare o intimorire il “giudice“, e incrinare la terzietà di quel “tribunale” e sperando in un risultato positivo. Il consiglio giudiziario ha il dovere costituzionale di decidere e gli ex parlamentari aspettano con serenità una decisione. Abbiamo per anni avuto lezione da tanti soloni della politica e del giornalismo che è consentito difendersi nei processi non dai processi e quella lezione era forse giusta, ma ora gli stessi l’hanno dimenticata e usano un metodo scorretto e certamente non democratico.
Bisogna invocare rispetto istituzionale nei confronti dei parlamentari che se hanno “privilegi” questi sono stabiliti nella Costituzione perché il parlamentare rappresenta la nazione, i suoi interessi generali, e quindi deve essere garantito nella sua indipendenza per il presente e per il futuro. Quanto al merito bisogna smentire tutte le cose false che sono state dette. La legittimità della delibera che stabilisce il “taglio” dei vitalizi anche per il passato, cioè retroattivamente, è contestata perché contraria a quanto stabilito con giurisprudenza costante alla Carta Costituzionale; la ragionevolezza dei tagli, è evidente perché si è ridotto il vitalizio in media del 42% e quindi con percentuali che vanno dai 15% all’ 84%. Si è calcolata la riduzione del vitalizio alla età della cessazione delle funzioni anche se essa è avvenuta anni fa, per cui si attribuisce fittiziamente alla data di oggi l’età di allora: per fare un esempio per chi ha oggi 99 anni ( caso effettivo esistente) il calcolo è stato fatto in funzione di un’aspettativa di vita di molti anni ancora, questo non è contrario alla Costituzione ma alla logica e al buon senso.
Il vitalizio prima del taglio del 42% era in media di 61.348,00 euro lordi annui, molto lontano dei 120.000 euro proclamati dal conduttore nella trasmissione, e viene calcolata su una retribuzione pensionistica che ammonta in media a circa 3000,00 euro al mese; si può ben capire che chi ha compiuto più legislature, può superare i 6000,00 euro mensili ma altri con minori legislature supera di poco 1000,00 euro. Gli ex parlamentari fino al 2012 hanno beneficiato del sistema “retributivo“a differenza degli altri pensionati per i quali dal 1966 il conteggio è avvenuto con il sistema contributivo. Ma naturalmente per nessuno quel conteggio è stato retroattivo.
Naturalmente questo non significa che con il sistema “retributivo” non si versavano i contributi come nella trasmissione del 16 febbraio ha detto Nunzia Di Girolamo: si versavano con le regole del sistema retributivo ma non venivano calcolati per determinare l’ammontare della pensione– vitalizio. Per il passato chi ha avuto la possibilità di versare i contributi pensionistici per l’intera legislatura, pur essendo stato proclamato in ritardo ha ricevuto il vitalizio per l’intera legislatura, ma dal 2012 questo non è più consentito, eppure è un argomento ripetuto in continuazione per accreditare nell’opinione pubblica una propaganda negativa. Va comunque precisato che attualmente con una sola legislatura si continua ad avere diritto al vitalizio all’età di 65 anni come in tutti paesi europei e Di Girolamo che ha fatto due legislature avrà la pensione anticipata all’età di sessant’anni e non a 65, conteggiata con il sistema contributivo.
Bisogna infine rivelare che il Parlamento ha approvato una legge con la quale si stabilisce che con una retribuzione lorda al di sopra di 100.000,00 euro annui ( cosiddette pensioni d’oro) è consentito un taglio del 10% che aumenta proporzionalmente: è evidente quindi che i “parlamentari in quiescenza”, hanno avuto un trattamento diverso degli altri cittadini.
Infine una proposta formale fatta all’inizio dell’attuale legislatura dai parlamentari ricorrenti e per essi dall’Associazione i quali avevano dato la disponibilità ad accettare una riduzione del vitalizio come quella stabilita con la legge per i “pensionati d’oro”, ma si è rifiutata qualunque proposta perché il movimento cinque stelle aveva l’esigenza di portare avanti la sua battaglia contro la politica: eppure si sarebbero evitati ricorsi, polemiche e falsità. In tutti i paesi europei i parlamentari vengono criticati ma rispettati e il rispetto è riferito al singolo ma anche alla istituzione. L’appello, al tempo stesso, è ai giornalisti e ai conduttori a dare un’informazione corretta come regola della democrazia.