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Animali in via d’estinzione, ghiacciai che si sciolgono, il deserto che avanza, improvvisi cambiamenti climatici: l’uomo sembra impotente di fronte a tutto questo. In un universo così fragile e vulnerabile arriva anche il Coronavirus che, come ha scritto Mario Tozzi sulla Stampa del 22 febbraio, ribadisce “la supremazia dei microrganismi sul pianeta Terra e la loro straordinaria capacità di indirizzare la Storia”. Insomma il professor Tozzi ricorda che i germi e i batteri non si possono eliminare, ma bisogna trovare il mondo per conviverci. Nella seconda serie di Sapiens, in onda il sabato in prima serata su Rai3, Tozzi continua il suo viaggio nel pianeta.
Venti gradi in Antartide, acqua alta a Venezia, incendi che hanno devastato l’Australia: professor Tozzi cosa sta succedendo?
Stiamo osservando gli effetti meteorologici di un cambiamento oramai molto accelerato. Ogni anno è sempre più caldo rispetto a quello precedente e tutto questo si sta intensificando anno dopo anno.
L’uomo quindi è ancora sapiens?
Sembrerebbe di no. Noi ci speriamo ancora, infatti alla fine di questo nuovo ciclo di Sapiens cerchiamo di lasciare una speranza su quelle che potrebbero essere le possibilità per recuperare ai danni che l’uomo ha prodotto negli ultimi decenni. In pratica come continuare a essere sapiens e lo facciamo in una puntata in cui si parla di speranza, di comportamenti significativi da adottare per rinsavire.
Si è polemizzato molto sulla figura di Greta, una ragazza che è riuscita a sensibilizzare sul clima molto di più degli studiosi.
Sono stato l’unico adulto invitato alle manifestazioni “Fridays for Future”. Greta Thunberg sta svolgendo un’azione molto importante e bisogna sostenerla nella sua battaglia. Questi ragazzi sono gli unici che amplificano la voce degli scienziati insieme a papa Francesco.
Le sue trasmissioni sono sempre seguite: da Gaia a Sapiens. L’interesse per l’ambiente c’è?
In teoria sì. Il problema è capire se in pratica le persone mettano in atto i suggerimenti che cerchiamo di dare nelle trasmissioni. Purtroppo non sempre è così. Ci vantiamo di essere campioni del riciclaggio e dei comportamenti virtuosi. Se fosse veramente così le cose sarebbero già cambiate.
Lei da anni le tenta tutte. Oltre al suo lavoro di studioso al Cnr è un divulgatore in tanti programmi tv, conduce trasmissioni, ha rubriche radiofoniche come quella su RadioRadio, durante “Un giorno speciale” condotto da Francesco Vergovich. È arrivato a portare i temi del clima e dell’ambiente anche in teatro, con degli spettacoli insieme al cantautore Lorenzo Baglioni.
Il tentativo è quello di arrivare a quante più persone possibile per sensibilizzarle sui pericoli a cui si va incontro con comportamenti sbagliati e provare a convincerle che si può incidere positivamente partendo dalle proprie case.
Qualche anno fa lei ha scritto “L’Italia intatta”, un viaggio alla scoperta di territori incontaminati. Quindi una speranza ancora c’è?
Spero che si possano mantenere ancora intatti per realizzare una riserva di ambiente che faccia respirare anche il resto. Ci vuole un po’ di natura selvaggia nei paesi, altrimenti è tutto artificiale.
Il paesologo Franco Arminio è impegnato nella valorizzazione delle aree marginali, dei piccoli borghi. Che cosa ne pensa?
Arminio è stato ospite di
Sapiens proprio per parlare di questo.
L’ambiente può essere il volano per un turismo sostenibile?
Deve esserlo per forza. La “turistificazione”, come la chiama qualcuno, sta diventando uno dei maggiori fattori di danno ambientale. Assistiamo alla uccisione della identità dei centri storici, pensiamo soprattutto a quelli italiani, dove ci sono soltanto bed& brea kfast, somministra-zione di cibo e souvenir. Non c’è altro. Il turismo, invece, dovrà essere sostenibile anche perché con flussi così consistenti non c’è altra possibilità che gestirlo in maniera ecologica. I turisti vogliono un bollino blu di qualità ambientale. Senza dimenticare che un turismo sostenibile rappresenta anche una grossa opportunità occupazionale per le comunità.
Le discariche sono al collasso e quelle abusive hanno invaso i boschi.
Le rispondo così: siamo nel “monnezziano”. Così abbiamo ribattezzato questo periodo dell’antropocene, l’era geologica che stiamo vivendo. Anche nell’affrontare questa emergenza si parla tanto, ma si fa davvero poco. Non si riesce a comprendere che il trattamento dei rifiuti può significare trasformare uno scarto in una risorsa.
Plastic free è uno slogan o un obiettivo?
Penso che sia uno dei pochi obiettivi raggiungibili. Si è capito che usare un elemento che dura per sempre, ma che ha un utilizzo velocissimo è una follia senza senso. Bisogna cominciare dalle piccole realtà.
L’altro obiettivo è non sprecare.
Sarà la strada per il futuro. I cicli economici non possono essere più lineari, ma debbono essere circolari, recuperando, quindi, quello che una volta si gettava. Questo, necessariamente, passa per il cambiamento dei mezzi di produzione: se si continuano a mettere sul mercato oggetti che risulta meno costoso cambiarli piuttosto che ripararli sarà difficile non sprecare.
Lo scorso anno è stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare dal comitato Rodotà, sostenuta anche dall’avvocatura italiana, per tutelare il diritto all’acqua che punta a regolarizzare le dismissioni.
Sono battaglie importanti. L’acqua va garantita come un bene di proprietà pubblica, anche se la gestione può essere articolata diversamente. C’è stato un referendum che ha acclarato la volontà della maggioranza degli italiani di non volere la gestione privatizzata dell’acqua.
L’Italia è un paese geologicamente giovane e con un rischio altissimo, saremo sempre costretti a piangere morti e distruzioni?
È un problema annoso. Probabilmente non si riesce a cogliere i risultati di questi rischi. Si pensa che sia più conveniente quando l’evento catastrofico è accaduto. In realtà potremmo addirittura risparmiare denaro. Un euro in prevenzione ne vale dieci in intervento. Su questo argomento faccio una battaglia da decenni, ma non mi sembra che venga recepita. Lo ripeto da anni. In questo ciclo di trasmissioni ci interesseremo con una puntata sul rischio vulcanico. Siamo andati a documentare dei luoghi dove la gente ha costruito allegramente sotto il cratere di un vulcano attivo e fa finta di niente.