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Sarebbe stato meglio scoprirlo in una situazione completamente diversa. Ovviamente. Ma tra le eredità di questa grande tragedia globale ci sarà il rispetto delle competenze. A tutti i livelli. Ricordate i no- vax? L’epidemia di Covid- 19 li ha relegati nell’angolo del dibattito pubblico. In Rete, poi, sembrano scomparsi gli esperti di tutto, avventati e improvvisati tuttologi chepredicavano urbi et orbi di medicina.
Sarebbe stato meglio scoprirlo in una situazione completamente diversa. Ovviamente. Ma tra le eredità di questa grande tragedia globale ci sarà il rispetto delle competenze. A tutti i livelli. Ricordate i no- vax? L’epidemia di Covid- 19 li ha relegati nell’angolo del dibattito pubblico. In Rete, poi, sembrano scomparsi gli esperti di tutto, avventati e improvvisati tuttologi che, nascosti dietro improbabili nickname predicavano urbi et orbi di medicina, diritto costituzionale, filosofia. E giornalismo. Eh sì, perché gli anni della disintermediazione social hanno messo a dura prova anche il nostro lavoro, la nostra professionalità e la nostra autorevolezza.
Prima di tutto, però, una doverosa premessa: se abbiamo perso punti nel giudizio di lettori e telespettatori è, in primo luogo, per le nostre responsabilità, i nostri errori e per la nostra incapacità di stare dentro le novità e i ritmi della nuova epoca. Non solo non abbiamo capito gli effetti che la nuova realtà social avrebbero avuto sul nostro lavoro, ma, spesso, ci siamo attardati a esaltare le “magnifiche sorti e progressive” offerte dalla disintermediazione. È in questa dimensione che si sono alimentate le fake news, che hanno preso progressivamente piede le post verità e che la professione giornalistica ha perso progressivamente autorevolezza, alimentando così un circolo vizioso sempre più pericoloso per la tenuta del sistema democratico, del quale la libertà d’informazione resta un pilastro fondamentale.
La guerra al Coronavirus ci ha ricordato le nostre responsabilità e, soprattutto, ha ricordato alla cittadinanza quanto sia importante la stampa e una corretta informazione. L’avvio dell’epidemia in Cina è stato segnato da censura, silenzi imposti dalle autorità e silenziamento di quanti avevano provato a denunciare la gravità della situazione. I limiti e i guasti dell’autoritarismo e dell’illiberalità del sistema cinese hanno dato un drammatico aiuto a Covid- 19.
E, allo stesso tempo, hanno ricordato a noi europei – in parte affascinati dall’affermazione di concetti come democratura e democrazia illiberale – quanto trasparenza e libera informazione siano indispensabili. Il Governo e le Regioni hanno fatto, va detto, la propria parte non lasciando spazio a zone grigie o a silenzi che avrebbero aggravato la situazione. Questo, ovviamente, non vuol dire che non ci siano stati errori.
Ma i cittadini hanno potuto seguire ogni passaggio, hanno potuto farsi un’idea della discussione in atto e costruirsi un’opinione. E la stampa, la libera informazione ha fatto la sua parte. Abbiamo commesso errori, e altri ne commetteremo, ma abbiamo saputo adempiere alla nostra missione e gli italiani ce lo stanno riconoscendo. L’informazione mainstream – radio, tv, quotidiani, siti d’informazione – ha riconquistato il posto che improvvisati blogger, siti non giornalistici avevano preso.
I cittadini, ora, scelgono noi per informarsi. È una rivincita? Forse. Ma, credo, dovremmo viverla con una conquista, anzi una riconquista. Ora, però, la partita per il mondo dell’informazione non è finita. Tocca a noi tenerci stretta questa ritrovata fiducia da parte degli italiani. Significa stare dritti in mezzo alla tempesta del Covid- 19 continuando a raccontare i luoghi, i momenti, le difficoltà e i gesti di questa drammatica pagina di storia nazionale e mondiale. Tuttavia, dovremo ricordarci di questi giorni quando tutto sarà finito, non dimenticando le lezioni che il Coronavirus ci sta drammaticamente impartendo. Sarà nostro dovere andare a spulciare le prossime leggi di bilancio per vedere quanti soldi saranno destinati alla sanità pubblica, quanto spenderemo in ricerca. Sarà nostro dovere tenere alta l’attenzione sui temi dell’ambiente e dell’inquinamento che, lo dicono gli esperti, sono fattori centrali nella diffusione delle malattie.
Dovremo, infine, non tornare seduti sulle veline che arrivano dagli uffici stampa dei partiti e del Palazzo per riprenderci il nostro posto nel racconto della politica, senza assistere impotenti al dilagare della disintermediazione, del rapporto diretto – e, inevitabilmente, squilibrato – tra il leader di turno, che attraverso i social diffonde la sua verità, e i cittadini. Il nostro lavoro è fondamentale per la democrazia e per la vita civile. D’altra parte, cosa si può acquistare tranquillamente anche in questi giorni difficili di limitazione delle uscite di # iorestoacasa? I farmaci, il cibo e i quotidiani: il necessario per vivere… liberamente.