PHOTO
Fulvio Vassallo Paleologo, giurista esperto di diritto d'asilo
La protezione speciale è una delle tre ipotesi di protezione internazionale - le altre due sono l’asilo politico e la protezione sussidiaria - offerta dallo Stato italiano al cittadino di straniero che ha lasciato il paese d’origine non perché rischia la persecuzione o un danno grave, ma perché presenta seri motivi umanitari per restare in Italia. L’eliminazione della protezione speciale ipotizzata dalla maggioranza di centrodestra sta creando un forte contrasto con l’opposizione.
«È bene che il governo o chi lo sostiene - dice l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo, già docente di diritto di asilo nell’Università di Palermo - non si illuda che sia in arrivo una soluzione. Come già successo per l’abolizione della protezione umanitaria, la nuova normativa non potrà avere carattere retroattivo. Lo ha riconosciuto per la protezione umanitaria la Corte di Cassazione un paio di anni fa, tanto che ancora oggi la Suprema Corte si pronuncia su ricorsi in tema di protezione umanitaria».
Secondo Vassallo Paleologo, si pensa di affrontare la questione migratoria con formule semplicistiche. «Per alcuni anni - aggiunge - avremo ancora la protezione speciale con riferimento alle persone che hanno fatto richiesta di protezione prima dell’entrata in vigore del decreto legge Cutro. Il principio di non retroattività della norma è fondamentale in un paese democratico. Non è pensabile che il ministero dell’Interno, come già fatto una volta nel 2018, ritorni di nuovo a riproporre la tesi della retroattività della normativa per colpire il maggior numero di richiedenti asilo».
Avvocato Vassallo, la protezione speciale ha acceso lo scontro tra gli schieramenti politici. Quali rischi comporta l’eliminazione di questo istituto?
La chiusura delle possibilità di legalizzazione verso il riconoscimento della protezione speciale produrrà un incremento delle persone prive di documenti di soggiorno, pur avendone pieno titolo in base alle norme costituzionali. Ricordiamo che la protezione speciale, come la protezione umanitaria, è una applicazione diretta dell’articolo 10 della Costituzione. Il provvedimento del governo finirà ben presto all’esame della Corte Costituzionale. Diverse migliaia di persone resteranno senza documenti di soggiorno. Ma a ciò si aggiunge un altro tema.
Quale?
Si sta facendo una grande propaganda, quando lo scorso anno sono stati concessi poco più di 10mila permessi di soggiorno per protezione speciale. Tutta questa bagarre che si è scatenata ha una chiara portata elettorale. Nei fatti, rispetto agli arrivi previsti, a quelli già avuti, al numero di domande di asilo e al numero di persone che vanno negli altri paesi europei per chiedere protezione, la protezione speciale è un istituto residuale. Riguarda, su 50mila domande di asilo, circa 10 mila persone all’anno che ottengono questo status. La campagna mediatica scatenata contro la protezione speciale ha un chiaro carattere propagandistico e non porta alla risoluzione di nessun problema. Anzi, determina dei problemi dato che si accompagnano allo smantellamento del sistema di accoglienza con la previsione che i richiedenti asilo non potranno essere più ospitati nei centri di prima accoglienza. Altra considerazione riguarda le nuove regole: produrranno la proliferazione di strutture informali di detenzione amministrativa, che sono contro la Costituzione.
Alcuni sindaci del centrosinistra paventano, in caso di scardinamento della protezione speciale, la nascita di tendopoli nelle città. Esagerano?
No, non esagerano. È bene, però, fare alcune precisazioni. La protezione speciale viene abolita, ma è una parte di un provvedimento. Vi sono altre parti dello stesso provvedimento, su cui vale la pena soffermarsi. Mi riferisco al decreto Cutro e alla dichiarazione dello stato di emergenza, già in Gazzetta ufficiale e operativa con la nomina di un commissario straordinario. Tali provvedimenti, sommati, determineranno l’utilizzazione di strutture informali, anche tensostrutture, per misure limitative della libertà personale. L’orientamento del governo è quello di limitare a tempo indeterminato la libertà personale di coloro che sbarcano.
Una misura in contrasto con l’attuale normativa?
Certo. In contrasto, inoltre, con buona parte della normativa europea che non prevede certe forme di limitazione amministrativa, senza convalida giurisdizionale, e con la Costituzione, per la precisione con l’articolo 13. Si tende a estendere un modello di emergenza già sperimentato a Lampedusa e condannato recentemente dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Un modello che porta ad un trattenimento amministrativo informale di persone, che avrebbero il diritto di accedere al sistema di asilo e di accoglienza e che verranno, invece, bloccate a tempo indeterminato, senza potersi avvalere di una difesa legale.
Il rischio che queste persone finiscano in una zona d’ombra, senza diritti e garanzie, è dunque reale?
Le persone interessate finiranno in un limbo caratterizzato dalla privazione della libertà personale. L’esperienza del passato, tra l’altro, ci ha dato degli insegnamenti. Si pensi a Chinisia, vicino Trapani, a Borgo Mezzanone e a Palazzo San Gervasio. Accanto all’abolizione della protezione speciale troviamo previsioni restrittive e repressive, che cancellano diritti fondamentali riconosciuti da Convenzioni internazionali, da norme europee e dalla nostra Costituzione.