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Forza Italia Tajani
«Il sì al Mes? Non è una novità: siamo pragmatici, l’importante è salvare le vite. Se i soldi ci sono e a condizioni migliori, perché dire no? Non è una questione culturale: qui bisogna tutelare la salute». Antonio Tajani, eurodeputato e vicepresidente di Forza Italia, scansa ogni teoria di implosione del centrodestra: l’integrità della coalizione non è messa in discussione. Ma non è tempo, questo, per fare battaglie di principio senza guardare ai fatti: «Il nostro unico interesse è lavorare per il bene dell’Italia. Delle colpe del governo se ne parlerà quando sarà il momento».
Berlusconi ha detto sì al Mes. Quali sono le ragioni per cui Forza Italia è d’accordo?
Non è una novità: noi lo diciamo dal giorno dell’Eurogruppo. Se si tratta di utilizzare 36- 37 miliardi di euro per salvare vite umane, per fare ospedali, comprare bombole di ossigeno, respiratori, perché non prendere questi soldi? Sempre, ovviamente, che l’unica condizione sia quella di spendere queste risorse nel settore della sanità. Sono a tasso d’interesse quasi zero, quindi molto migliore di quello con cui si comprano i titoli sul mercato, non capisco perché rinunciarvi. Il vecchio Mes, invece, nessuno lo vuole. Ma qui non si tratta del Mes, ma dei suoi soldi.
Salvini e Meloni, sul punto, sono intransigenti e hanno fortemente criticato la posizione di Berlusconi. Cosa vi distanzia da lui? È la fine della coalizione?
Questa questione non c’entra niente con il centrodestra: bisogna tutelare la salute dei cittadini e migliorare la sanità. E Berlusconi è un imprenditore pragmatico, lo è sempre stato. L’alternativa qual è, l’idea del Pd di mettere la patrimoniale? Non si toccano le tasche degli italiani. E i soldi del Mes non sono infetti, pecunia non olet. Non è una questione culturale o di valori, è una questione pragmatica: ci sono i soldi per salvare le vite umane, prendiamoli. Anche sul diritto d’autore abbiamo votato in maniera diversa dagli altri partiti della coalizione al Parlamento europeo: non è che il centrodestra si fondi sul Mes. Ognuno ha la sua posizione. Siamo una coalizione, non siamo un partito unico.
C’è anche chi ipotizza anche un ammiccamento a Conte e un possibile sostegno al governo
in futuro…
Ma per carità! Non c’entra nulla. Noi abbiamo sempre lavorato nell’interesse dell’Italia, è soltanto prassi. Quando una ragazza di 19 anni, a Enna, muore dopo il parto di coronavirus io mi preoccupo, quando ci sono centinaia di anziani in tutta Italia che muoiono perché magari non c’è la possibilità di fare i tamponi e ci sono soldi per fare più test io li spendo. La vita umana è sacra.
Grillini, Lega e FdI sostengono che i termini non sono sufficientemente chiari e si rischia di mettere un cappio al collo dell’Italia.
Se l’accordo è quello che si configura si può utilizzare questo strumento, se poi ci sono altre condizioni allora è un altro discorso. Ma non ha nulla a che vedere né con il centrodestra né con il centrosinistra.
Anche nel governo ci sono opinioni diverse. Il problema sarà dell’esecutivo che deve decidere cosa fare, noi abbiamo dato la nostra opinione.
La via degli Eurobond, invece, è percorribile?
Non passeranno mai. Possono passare i Recovery bond, cioè bond garantiti non dagli Stati ma dal bilancio dell’Unione europea, attraverso i Recovery fund. L’Europa sta mettendo a disposizione 1.100 miliardi della Bce, e quella è la cosa più importante, poi ha messo in campo i 100 miliardi per la Sure, ovvero la cassa integrazione europea, i soldi della Bei, la Banca europea per gli investimenti, per le garanzie alle imprese, poi c’è la proposta del Mes e infine quella del Recovery fund. Quanti soldi ci andranno dentro? Nessuno lo sa. Io credo che se vogliamo fare le cose per dare un segnale forte bisogna mettere almeno 1000 miliardi, che devono essere spalmati in tre anni, utilizzando il bilancio comunitario 2021- 2027. E quindi bisognerà garantire anche l’emissione, per esempio, di bond e fare una politica comune per dare aiuti alle imprese, come con i Pac in agricoltura. Bisogna arrivare, come dice la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, tra i 2.500 e i 3mila miliardi. Basti pensare che gli Usa, che hanno meno abitanti dell’Unione europea, hanno investito 3mila miliardi per il conoravirus.
Oggi Von der Leyen ha ammesso che l’Ue deve chiedere scusa all’Italia. Questo ci aiuta nella battaglia?
L’Europa non deve perdere tempo e deve essere coraggiosa. Deve avere una strategia unitaria sia per l’aspetto sanitario sia per l’aspetto economico. L’Europa divisa, l’Europa che balbetta è un’Europa che non ci piace. Lo ha fatto all’inizio, ora qualcosa si sta muovendo, ma tutto dipende dalle decisioni che verranno prese il 23 al Consiglio europeo. Io mi auguro che siano coraggiose e che prevalga l’unità e non gli egoismi nazionali, perché altrimenti non si va da nessuna parte. Il coronavirus non conosce frontiere e la competizione è globale. A chi conviene bloccare l’industria italiana, che fornisce quella europea? A nessuno.
Per il dopo emergenza quali sono le azioni da mettere in campo?
Noi abbiamo proposto uno scostamento di bilancio da fare adesso con 75 miliardi, per arrivare in tutto a 100. Serve una spinta forte per rassicurare i mercati, per sostenere le famiglie e le imprese. C’è da accelerare l’accesso al credito, perché oggi, anche attraverso il decreto liquidità, è lentissimo. C’è troppa burocrazia e i soldi chissà quando arriveranno e quando arriveranno serviranno per pagare le tasse, perché la moratoria è di due mesi. Bisogna avere poi una strategia per il turismo, con norme che lo agevolino: noi abbiamo proposto, per esempio, di scalare dalle tasse le spese che verranno fatte durante le vacanze, per incentivare il turismo interno. Poi bisogna studiare la fase della riapertura: forse bisognerà riaprire a scaglioni e per settori, partendo da quelli che garantiscono le distanze sociali e dalle regioni con zero contagi. L’importante è avere una strategia per la ripresa.
Il governo si sta muovendo bene in Europa e in vista della Fase 2?
Il governo errori ne ha fatti, ma non è questo il momento di fare polemica. È il momento del lavoro, per tutti. Noi stiamo lavorando per portare idee, proposte e suggerimenti. Sempre che il governo li voglia: abbiamo risposto positivamente al Capo dello Stato, che ha chiesto collaborazione e unità, ma dopo vari incontri l’esecutivo non ha accettato i nostri emendamenti e ha chiesto la fiducia. E Conte si è pure arrabbiato, attaccando due leader dell’opposizione durante una conferenza stampa istituzionale… questo non è il percorso migliore per collaborare. Ma noi ci riconosciamo nel Capo dello Stato e confidiamo nella sua autorità e autorevolezza. Poi, quando finirà l’emergenza, si faranno i conti su chi ha sbagliato e cosa bisognerà fare in futuro, ma noi siamo all’opposizione e non abbiamo nulla a che vedere con questo governo quanto a formule politiche. È un governo di sinistra e noi siamo parte integrante del centrodestra. Ma noi, in questo momento, lavoriamo per gli italiani.