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Il Sud non può permettersi un ulteriore calo di occupazione, che la stima Svimez ci dice di 380.000 occupati in meno, arrivando così ad un tasso di occupazione del solo 42,2 %. Un dato paragonabile al periodo 2009/ 2013 e solo in parte alleggerito dalle misure messe in campo recentemente dal Governo. A preoccupare la Cisl è soprattutto la previsione per il 2021 che vedrebbe l’area meridionale attestarsi su un potenziale recupero di appena 2,3 punti percentuali rispetto ai 5,4 del Centro Nord.
Le allarmanti previsioni della Svimez arrivano in tempo per intervenire e contenere gli effetti devastanti che la crisi sta avendo su un Sud che ancora non ha recuperato la crisi del 2008 ed in questi anni, proprio per queste difficoltà, ha visto migrare molti suoi giovani. Trattasi di indicatori che impongono di ragionare immediatamente con una proiezione che porti oltre l’emergenza, insistendo su alcune linee di azione, peraltro sollecitate dalla Cisl al Governo.
Ma proprio perché nel Mezzogiorno è più lenta la capacità di ripresa occorre intervenire rapidamente con efficacia, iniettando liquidità nell’economia reale, rafforzando le misure a difesa dei posti di lavoro, dando un forte sostegno alle politiche industriali, finanziando senza esitazioni lo sforzo di ricostruzione del sistema produttivo.
Il Programma Nazionale di riforma, da poco pubblicato da parte del Governo, fa un passo avanti assumendo il Piano Sud 2030, tuttavia, non attua, in termini di risorse, quanto il piano sud2030 dichiara, ovvero una distribuzione delle risorse ordinarie per investimenti adeguata alla popolazione presente nel Sud ( regola del 34 %).
Per la Cisl, mai come oggi, la situazione del Mezzogiorno richiama alla necessità di promuovere una strategia di rilancio dove la politica economica non sia soltanto orientata al superamento della crisi, bensì capace di incrementare la produzione, ridurre le diseconomie strutturali e rafforzare le politiche occupazionali, favorendo le misure di inclusione ed i processi ridistribuivi. È importante, quindi, concentrare le attenzioni sull’attuazione del PianoSud, prevedendone una versione aggiornata in modo da renderlo adatto a fronteggiare efficacemente anche i nuovi e gravi problemi nel frattempo insorti.
È di tutta evidenza che i dati congiunturali richiamano la necessità di una strategia innovativa di sviluppo di breve e di medio periodo che si traduca in un effettivo rilancio per l’Area meridionale, utilizzando le maggiori flessibilità e risorse consentite dal quadro europeo.
Per la Cisl le misure per lo sviluppo del Mezzogiorno dovranno realizzarsi attraverso un metodo partecipato e si dovrà poter contare anche sull’ indispensabile incremento delle risorse di spesa ordinaria. Dovrà essere avviata per davvero la possibilità di accedere all’ annunciata fiscalità di vantaggio, strumento a nostro avviso cruciale per invertire il trend negativo. La fiscalità è, infatti, una leva importante per mantenere l’occupazione ed attrarre investimenti riducendo il costo del lavoro.
All’interno di un quadro di rilancio diventa imprescindibile intervenire robustamente sulle infrastrutturazioni materiali e sociali, con particolare riferimento agli ambiti dell’Istruzione e della Sanità che dovrà poter contare sulle risorse del MES per recuperare un contesto di effettivo e rafforzamento sia della rete ospedaliera che di quella dei servizi territoriali, utili ad elevare la qualità delle prestazioni. Per la Cisl questa scelta di equità è la base necessaria affinchè gli investimenti per le infrastrutture di collegamento principali e secondarie, i servizi alle persone, soprattutto scuola e sanità, gli investimenti per le imprese, ricevano un potente impulso tale da rafforzare la resilienza e rilanciare l'area meridionale.
È urgente, allora, ridisegnare una mappa di tutte le infrastrutture necessarie, verificare i progetti in via di attuazione, accelerare la realizzazione di quelli già finanziati, supportare le progettazioni in corso ed avviare la progettazione di quelle necessarie, ma non ancora previste.
Così come è necessario rendere operative tutte le ZES. Soltanto questi investimenti possono far sì che i fondi aggiuntivi per lo sviluppo, nazionali ed europei, raggiungano il loro scopo.
Occorre allora non abbassare la guardia su una strategia di sviluppo per il meridione, tratteggiando immediatamente credibili traiettorie di breve e medio periodo utili ad invertire i preoccupanti indicatori.
Per questo, quindi, attendiamo un più puntuale confronto con il Governo che definisca le modalità attuative per promuovere gli interventi annunciati e quelli previsti nel Piano Sud.
* segretario confederale Cisl, Responsabile Mezzogiorno