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Il tesoriere di Ocf Vaccaro si è dimesso prima ancora della mozione di sfiducia
Nel dibattito in corso sulle misure che il Governo è chiamato ad adottare per rendere la giustizia italiana più efficace e tempestiva si confrontano due impostazioni tra loro antagoniste. Da una parte chi guarda al passato e ai tribunali come l’unica via per risolvere una controversia, dall’altra chi cerca soluzioni diverse per una tempestiva soddisfazione degli interessi dei cittadini e delle imprese. I primi guardano alla giustizia come un’autostrada ingolfata, come fa Iuri Maria Prado su Libero del 15 aprile, i secondi guardano alla giustizia come uno strumento moderno che in tempi rapidi, compatibili con le esigenze delle persone e con le ragioni dell’economia, consente di definire una lite. La Ministra della Giustizia, l’Avvocatura e la Magistratura, e con loro tutti quelli che hanno a cuore le sorti degli italiani, sono consapevoli che l’accesso ai fondi del Recovery Plan passa attraverso un radicale miglioramento dell’amministrazione della giustizia e, quindi, si augurano che le liti possano viaggiare non su un tratturo, come ipotizza Prado, ma su un treno ad alta velocità, capace di arrivare a destinazione in tempi oggi inimmaginabili. Quelli che vedono i tribunali come delle autostrade ingolfate sanno che oggi una causa arriva a destinazione normalmente dopo otto anni. Anche migliorando al massimo l’infrastruttura, potranno impiegare non meno di due anni, come accade in Germania. I secondi, quelli della giustizia moderna, si preoccupano di utilizzare strumenti di giustizia complementare che sono capaci di affermare il diritto in un arco temporale di tre mesi (mediazione e negoziazione assistita) o al massimo di otto mesi (arbitrato). I primi ritengono le parti incapaci di trovare una soluzione condivisa alla lite, i secondi credono nella capacità delle persone di autodeterminarsi in modo responsabile. In questo contesto gli avvocati sono chiamati a svolgere un essenziale ruolo di protagonisti del cambiamento, affiancando i loro assistiti e guidandoli a un diverso e più consapevole approccio alla controversia e alle varie possibilità di soluzione. Per fare ciò occorre che gli avvocati rileggano il loro ruolo in chiave moderna, svincolata da pregiudizi e paradigmi del passato, acquisendo nuove competenze che li rendano adeguati alla realtà mutata. È dovere di chi esercita la professione forense conoscere le tecniche di negoziazione e di comunicazione al pari delle norme processuali, per rendere ai propri assistiti un servizio completo e veramente finalizzato alla tutela dei diritti e dei legittimi interessi. Solo così si potrà risolvere l’ingorgo autostradale salendo su un treno ad alta velocità, come i cittadini italiani chiedono a tutti gli operatori del comparto giustizia.