PHOTO
Senza voler enfatizzare, Giuseppe Conte coglie nel segno quando parla di «opportunità unica» in riferimento alla maggioranza M5S- Pd che oggi, con il voto di fiducia, gli consegna il definitivo via libera. Sia lui che i suoi due partner di governo, infatti, tutto possono permettersi tranne che far naufragare un tentativo che in qualche misura rappresenta un’ultima spiaggia. Se va bene, ogni ambizione è legittima. In caso contrario, il Paese verrà agguantato da Matteo Salvini e dai suoi più o meno riottosi compagni di viaggio.
Soprattutto saranno gli elettori a voltare le spalle alla Smart Nation che il presidente del Consiglio ha in mente, riducendola in coriandoli. Non è scorretto, perciò, sostenere che quella prospettiva poggia su un tappeto di spilli, sui quali la coalizione dovrà danzare con sagacia e maestria.
Come non è sbagliato evidenziare l’altro punto principale del discorso del presidente del Consiglio: la durata. Qualunque ne sia il destino, l’asse tra Cinquestelle e Pd deve durare. Almeno due anni; l’optimum è fino alla scadenza naturale della legislatura. Per tagliare il traguardo, l’ingrediente essenziale è non litigare: di qui l’invito a usare la mitezza come schema di lavoro e il confronto come condimento obbligatorio. Complicato dire se basterà. Lo stesso Conte ne è apparso consapevole quando ha spiegato che l’obiettivo «è difficile» e tutt’altro che scontato.
Allora forse diventa necessario lasciare da parte i minuetti sul linguaggio e le veroniche sulle insidie del particulare.
Se vogliono durare, maggioranza e governo non basta abbiano un avversario da tenere lontano: Salvini, e una paura da esorcizzare: il voto anticipato. Serve una visione, un progetto, pur se solo in fieri. Possiamo dire che Conte in qualche misura l’ha delineato, ed è quello - vincolante - della crescita. Per riuscirci, il volano indicato dal premier è quello degli investimenti. Sulle grandi opere; sulle autostrade digitali; sul Mezzogiorno che Conte ha sottolineato più volte quale priorità.
Tutto questo comporta l’abbandono strutturale di ogni prospettiva di non meglio precisata decrescita felice. Significa che tutti devono tralasciare i sogni di consenso facile fondato sulla spesa e sul deficit. I fondi per gli investimenti non nascono nella Terra Promessa della felicità a basso costo ma fuoriescono usando il bisturi delle scelte. Qualcuna necessariamente impopolare.