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Immaginate se si scoprisse che prima delle elezioni francesi alcuni ufficiali di polizia congiurarono per incastrare il candidato del partito socialista, Benoit Hamon, oppure suo padre. Succederebbe uno sconquasso in Francia. Come del resto sta succedendo un bel trambusto in America, solo perché si sospetta - senza alcuna prova - che i servizi segreti russi abbiano tramato contro Hillary Clinton. Tanto che addirittura c’è chi vorrebbe l’impeachment di Trump. Da noi invece la notizia che alcuni carabinieri cercarono di ottenere l’arresto del padre del capo del partito di governo, e cioè di Matteo Renzi, contraffacendo documenti e inventando riscontri di indagine, non fa molto scalpore. I principali giornali italiani la hanno trattata con molta meno evidenza di una dichiarazione di Calenda.
Venerdì sera sono state rese note le motivazioni con le quali la Procura di Roma ha chiesto - in polemica aperta e feroce col tribunale del riesame - l’allontanamento precauzionale dal servizio del maggiore dei carabinieri Giampaolo Scafarto. Nelle motivazioni si parla di “dolo”, si parla addirittura di “orrori e non errori” giudiziari, si sostiene che Scafarto falsificò dei documenti con lo scopo esplicito di ottenere l’arresto di Tiziano Renzi, e si spiega che l’intenzionalità degli errori è provata dal fatto che tutti questi errori servivano a un solo scopo: indirizzare le indagini contro i Renzi. Dunque non potevano essere casuali.
Chiunque può avere simpatia o antipatia per l’ex segretario del Pd, ma l’obbligo di una osser- vazione - non dico oggettiva, ma almeno non eccessivamente faziosa - dei fatti politici dovrebbe essere comune più o meno a tutta la stampa italiana. E chiunque può avere l’idea che preferisce su cosa fu davvero l’affare Consip ( uno degli scandali meno limpidi di tutta la storia della repubblica) ma è praticamente impossibile sottrarsi all’idea che fu una congiura.
Naturalmente io non metto le mani sul fuoco sulla ricostruzione che ci ha offerto la Procura di Roma. Molte volte mi sono trovato a polemizzare con le Procure, e in particolare con la Procura di Roma, e non mi sogno nemmeno considerare oro colato qualunque tesi dei magistrati. Il maggiore Scafarto è un imputato e come tutti gli imputati del mondo ha il diritto ad essere considerato assolutamente innocente. Non è solo un atteggiamento dettato dalle regole del garantismo. E’ dettato anche dal buonsenso: non sono affatto certo che Scafarto sia colpevole di reati. Vedremo. Mi pare però di poter dire con una certa sicurezza che l’affare Consip fu usato per varie ragioni al solo scopo di danneggiare Matteo Renzi e il Pd. Mi pare anche di poter dire che questa operazione fu svolta con molto impegno, e anche con spregiudicatezza, da diversi giornali, in prima fila Il Fatto Quotidiano e Il Corriere della Sera. E anche di poter affermare che l’operazione andò a buon fine e che ha fortemente influenzato ( almeno per quel che riguarda il Pd) il risultato elettorale di un anno dopo. Spingendo il Pd sotto ogni soglia prevedibile di perdita di consenso.
Ora il punto è questo. Se ha ragione il Procuratore di Roma, e se questa congiura politica fu costruita sul tradimento di un pezzo dei carabinieri, allora ci troviamo di fronte a uno scandalo politico che ha rari precedenti. Forse l’unico precedente al quale si può far riferimento è quello del Sifar, anno 1964. Allora un comandante dei carabinieri addirittura minacciò un colpo di Stato, e con questa minaccia convinse la Democrazia Cristiana ad attenuare il programma riformista del centrosinistra e a scaricare dal governo la sinistra del Psi.
Se invece Scafarto è innocente, allora vuol dire che i suoi errori sono stati usati - forse consapevolmente, forse no - da un pezzo della magistratura in accordo con un pezzo del giornalismo, proprio per esplicite finalità politiche. Cioè per abbattere Renzi, all’indomani della sconfitta elettorale al Referendum.
In questo caso potremmo stare più tranquilli sulla fedeltà dei carabinieri, però dovremmo porci molti interrogativi sui pericoli che l’alleanza tra un pezzetto della magistratura e un pezzetto della stampa possono portare alla saldezza della democrazia.
Proprio per questa ragione mi ponevo, all’inizio di questo articolo, una domanda sul perché la stampa italiana abbia mostrato grande disinteresse per questi ultimi sviluppi del caso- Consip. Possibile che l’idea che il risultato elettorale sia stato condizionato da una congiura giudiziario- giornalistica non turbi nessuno? Oppure la ragione per la quale questo turbamento non si manifesta sta semplicemente nel fatto che, comunque, il grosso della stampa italiana - diciamo così è correo?