«Il comportamento del gruppo di cittadini di Goro non è stato né gentile, né conforme a Costituzione». A commentare i fatti avvenuti nel ferrarese è Vittorio Sgarbi: gli abitanti di Goro hanno eretto barricate nella notte, per impedire l'ingresso in città del pullman con a bordo una ventina di rifugiati - 12 donne e 8 bambini - che erano stati assegnati ad una struttura della zona.Quello che è successo a Goro scoperchia il vaso di Pandora dei problemi legati all'accoglienza dei migranti nel nostro Paese.Intanto dispiace che l'intera città venga accomunata al gruppo di persone che ha fatto le barricate. Detto questo, si trattava di donne e bambini, persone deboli che andavano aiutate e che noi abbiamo il dovere di accogliere.Il dovere morale?Prima di tutto il dovere costituzionale. L'articolo 10 della nostra Costituzione stabilisce che «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». La Carta ci ricorda che, da paese ricco e democratico, abbiamo il dovere di essere generosi nei confronti di chi ha di meno. Il testo è chiarissimo e qualsiasi tentativo di cavillare non ha spazio.C'è chi dice che i clandestini non hanno diritto a ricevere asilo, per il quale serve lo status di profugo. Una situazione giuridica che indica chi lascia il proprio paese a causa di guerre, lesione dei diritti umani o catastrofi.Proprio in base all'articolo 10 la distinzione tra profughi e clandestini è una pura e semplice invenzione. In base a quale principio il profugo che fugge dalla guerra andrebbe accolto con più favore, rispetto a chi arriva nel nostro Paese perché nel suo non trova lavoro? La Costituzione gatantisce asilo a tutti gli stranieri ai quali nel paese d'origine non vengano riconosciute le libertà democratiche garantite in Italia, tra le quali - per esempio - anche il diritto al lavoro, alla sanità e all'istruzione. Dopodiché il caso di Goro mette in evidenza la necessità di mettere mano al nostro ordinamento perché esiste un problema di numeri.E che cosa andrebbe disciplinato?La Costituzione stabilisce il principio generale, ma - come ovvio che sia - non considera il moltiplicarsi esponenziale del numero degli arrivi. Per questo è chiaro che serva una legge, per stablilire la soglia numerica di quanti stranieri noi possiamo accogliere, imponendo a livello europeo una distribuzione equa, in applicazione dei principi comunitari. Tutti e ventisette gli stati europei hanno il dovere di prendere in carico queste persone, ognuno faccia la sua parte. Ma ciò non sposta di una virgola il principio secondo il quale tutti hanno il diritto ad essere accolti.Le persone prima di tutto, insomma?Fa parte della mia natura anarchica pensare che le persone vengano prima di ogni legge. Il punto, però, rimane sempre chi applica una legge.In che senso?Rispondo con un esempio: si può avere una pessima legge, ma se ad applicarla è un bravo magistrato la sentenza sarà comunque giusta. Viceversa, invece, anche la migliore delle leggi, se applicata da un cattivo magistrato, porterà a sentenze inique. A Goro è successa la stessa cosa: se quei cittadini fossero stati più umani e gentili i fatti non sarebbero stati gli stessi che leggiamo in questi giorni.Eppure, se da questa storia si può provare a trarre un ulteriore elemento di riflessione, questo è l'esasperazione di chi ha alzato le barricate.Io credo che anche questa sia frutto di un pregiudizio. Non si sente nessuno che si lamenta del fatto che in Italia arrivano moltissimi filippini: loro forse hanno un viso più buono degli extracomunitari africani di Goro?Lei dice che c'è stato un pregiudizio legato all'etnia degli stranieri?Io dico che si sta ripetendo con questi nuovi migranti quel fenomeno sociale che negli anni Novanta in Italia c'è stato con gli albanesi. Allora definire qualcuno "albanese" generava epidermicamente un senso di antipatia e di sfiducia nel confronti della persona, una reazione slegata dalla personalità dell'individuo di cui si parlava. Oggi la stessa cosa succede con i migranti.E' un problema di percezione del diverso, dunque?Per i leghisti il termine extracomunitario di per se genera un pregiudizio. In questo modo si moltiplica il pregiudizio.