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La coppia Carlo Conti e Maria De Filippi trionfa e per la prima puntata batte ogni record: 50.37 per cento di ascolti. Ma il successo è anche cultural- politico, come quando De Filippi difende Diletta Leotta sotto accusa per aver parlato contro il cyberbullismo con un vestito scollato. «E’ come se - ha replicato la Maria nazionale - si giustificassero gli stupri perché si porta la minigonna». E c’è chi già parla di patto del Nazareno Rai- Mediaset. Festival di Sanremo, boom di ascolti per il patto del Nazareno versione tv
Una differenza tra il festival della canzone italiana e la situazione politica italiana salta subito agli occhi: Carlo Conti annuncia di voler lasciare il festival dopo l’ennesimo boom di ascolti, il suo concittadino Matteo Renzi ha lasciato Palazzo Chigi dopo una sonora sconfitta. Ma i rimandi sono tanti tra questo Sanremo 2017 e la politica, tanto che già si parla di un nuovo patto del Nazareno, anche se solo televisivo. La doppia conduzione di Conti e Maria De Filippi è di fatto non solo un suggello tra i due simboli di Rai e Mediaset, ma anche tra due visioni della società che in questa edizione del festival nazional- popolare mostrano di avere più cose in comune di quante non le separino.
Gli ascolti hanno dato ragione a Carlo Conti che ha voluto a tutti i costi accanto a sé una figura di spicco, ma fino a questo momento in competizione. Non ha avuto timore che la Maria nazionale gli facesse ombra, ha rischiato e gli è andata bene, anzi benissimo. La prima puntata di Sanremo ha registrato ascolti record: ha infatti avuto uno share del 50.37% contro il 49,93 % dello scorso anno. Era quasi impossibile arrivare ai livelli della precedente edizione, ma la coppia è andata anche oltre. Lo stile è da “patto del Nazareno”: molto equilibrato, senza eccessi da una parte e dall’altra, con molta retorica sul fronte dei valori nazionali. Ma non mancano le battute più dure che fanno riferimento alla vita politica. E alla fine il pubblico sembra gradire e dimenticare le polemiche sul compenso di Conti, che da Matteo Salvini è stato attaccato chiedendo che quei soldi venissero dati ai terremotati.
Ma il patto del Nazareno regge e va oltre il palco di Sanremo. Perché l’idea è che non sia solo uno spettacolo, ma la messa in scena di un pezzo del Paese che forse non troverà più una sintesi partitica - un nuovo accordo Renzi- Berlusconi ma che comunque esiste nella società. E’ un pezzo del Paese che con Sanremo riprende, nonostante il permanere della crisi, a guardare avanti e non si fa chiudere nella morsa dell’odio. E’ quella parte che vive nell’Italia dei diritti civili, delle battaglie di civiltà e che in nome della crisi non vuole rinunciare a questi passi avanti. La polemica sul vestito della giornalista sportiva Diletta Leotta, chiamata a parlare di cyberbullismo dopo che anche lei ne è stata vittima, è l’esempio chiaro di questo sentimento. Sui social in molti l’hanno critica e c’è chi, come la conduttrice di Raidue, Caterina Belivo ha attaccato pesantemente: «Non puoi parlare della violazione della privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna». Una frase che Maria De Filippi ha respinto con intelligenza: «E’ come dire che se una indossa la minigonna è normale che venga violentata. Ognuna si veste come vuole. Siamo tornati indietro anni luce».
Maria e Carlo, come li chiama Crozza a cui spetta fare ogni giorno un intervento, in questo sono un baluardo, un muro che impedisce di cadere nel baratro. C’è l’Italia che guarda Sanremo e l’Italia che sta fuori dal patto del Nazareno televisivo. E’ quella parte del Paese che si riconosce in un’altra alleanza, quella tra Grillo e Salvini: che incitano spesso all’odio, che non credono nei buoni sentimenti - a volte pure a ragione - e che considerano le conquiste civili, i diritti dei migranti, secondari ( se non pericolosi) rispetto alla priorità che sono “gli italiani”. Due mondi, due Italie che, probabilmente, non troveranno una ricaduta immediatamente politica, ma che iniziano a definirsi con molta precisione. La legge elettorale deciderà i futuri assetti e le future alleanze, ma come sta accadendo in diversi Paesi occidentali il vento populista e xenofobo spinge le forze “liberal” a fare argine rispetto alla valanga nazionalista.
Sanremo, lo spettacolo nazional- popolare per eccellenza, sembra andare da un’altra parte rispetto alla chiusura. Un suggerimento anche per la politica?