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14. Che può essere così tradotto: giorno dopo giorno, col passo del gambero, il Conte 2 torna ad essere il Conte 1. No, la Lega non c’entra, Salvini resta fuori ed è l’unico elemento di differenziazione. Il governo di adesso è uguale a quello di allora perché si comporta e agisce nello stesso modo. Subito dopo le elezioni che avevano scosso nel profondo il quadro politico, assegnando la primazia ad una forza antisistema come il M5S e ribaltando le gerarchie nel centrodestra decretando la fine del dominio berlusconiano. E adesso fa lo stesso pur di fronte alla crisi più grave del dopoguerra, capace di scardinare interi assetti economici. Nel 2018 fui inventato il Contratto di governo per coprire l’affastellamento eterogeneo di misure care all’identità dei sottoscrittori: da quota 100 al reddito di cittadinanza. Nessuna sintesi - se non al ribasso di fronte ai sussulti gialloverdi capaci di diventare strappi - e semplice giustapposizione di interventi con scarso o nullo amalgama. Adesso, due anni dopo - e con una curiosa riemersione di quella richiesta pattizia - impilando l’una sull’altra, in una sommatoria che ha il dichiarato obiettivo di accontentare tutti i partiti e il massimo possibile di categorie sociali, le richieste di sostegni economici. Con un’azione a pioggia che se da un lato affonda i conti pubblici e accresce un debito già stratosferico (ma cos’altro si può fare se non si ha una visione organica degli interventi?); dall’altra consente di staccare immediati dividendi di consenso. Tra le due cose, in verità c’è un nesso consolidato nell’azione populista, ma è un discorso lungo e di difficile digeribilità. Comunque il punto non è questo. L’ubiquo premier Conte, il Pd “morale” di Zingaretti e perfino il MoVimento seppur spezzettato in tre-quattro-cinque tronconi, compulsano i sondaggi e vedono ciascuno aumentare in popolarità e adesioni. L’ex avvocato del popolo è il personaggio in testa alle graduatorie di fiducia e appoggio; i Democrat hanno rosicchiato lo svantaggio nei confroni del Carroccio e l’M5S torna a percentuali lontane dai trionfi di una volta ma assai più rassicuranti del precipizio di pochi mesi fa. Tutti contenti, dunque. Per passare un’estate in allegria. Poi arriverà l’autunno, i soldi cominceranno a scarseggiare e allora sì che sarà dura. Pazienza. Com’è che diceva Rossella O’Hara?