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Sono scuole statali ma credono di pubblicizzarsi come college privati all’americana. Qui non ci sono stranieri, da noi solo famiglie benestanti, lì la media borghesia ( che manco esiste più), laggiù nel plesso in zona popolare, i figli degli immigrati. Questa moda di vendere l’immagine di un Istituto non reclamizzando i risultati, l’alta media dei voti, la qualità dell’insegnamento, la percentuale di laureati tra gli ex alunni, ma fare la fotografia di chi ci studia diviso per censo e nazionalità è una roba che non si può sentire.
Sarà pure così, perché nei quartieri alti di Monte Mario vive una classe più agiata, mentre nella parte popolare di via Trionfale i ricchi non si trovano, e nemmeno i loro figli. Le classi sociali le divide il quartiere, e non la scuola. Ma c’è modo e modo di dirlo. Lo sanno tutti che se vai al severissimo Convitto nazionale ci trovi tanti figli di papà, come tutti sanno che in periferia le classi sono multietniche, c’è il figlio del professionista ma anche quello della colf.
E’ la bellezza della scuola pubblica, dove tutti alla pari dovrebbero avere l’occasione di salire, grazie alla cultura, sugli ascensori sociali. La gaffe l’hanno fatta sul sito dell’Istituto comprensivo Trionfale, Nazario Sauro che raggruppa altri tre plessi, cioé succursali: Vallombrosa, Taverna e Assarotti, dal nome delle tre strade. Facendo l’ovvia figura di essere non inclusivi ma orrendamente classisti.
La nuova ministra Azzolina ( accusata dai leghisti di aver copiato la tesi di laurea) li ha bacchettati, il sito è stato subito e giustamente censurato e ripulito, i Cinquestelle hanno sparso indignazione dietro la propria ministra. Morale: ok essere multietnico e multiculturale; molto meglio essere mediaticamente multitasking.