PHOTO
«Sul piano emotivo è stata una giornata davvero pesante, vederla nuovamente in catene mi ha fatto ribollire il sangue, in particolare ho trovato insopportabile il guinzaglio con cui la tenevano come se fossimo al mercato degli schiavi». Ivan Scalfarotto, senatore di Italia viva, a Budapest assieme a una delegazione di parlamentari italiani per assistere al processo di Ilaria Salis, è profondamente scosso dal trattamento degradante riservato alla giovane maestra, detenuta da 13 mesi in Ungheria con la gravissima accusa di tentato omicidio per aver partecipato a un’aggressione contro un gruppo neonazista.
Anche stavolta Ilaria Salis è stata esibita come un trofeo di guerra, che idea si è fatto del sistema giudiziario ungherese?
Non è pensabile che in un Paese dell’Unione europea nel 2024 si possa essere trattati in modo così degradante, che ci sia un tribunale dove gli agenti di polizia indossano il passamontagna, dove un imputata che non ha la minima possibilità di offendere né di fuggire sia tenuta in catene e trasportata con un guinzaglio. Queste sono tutte dimostrazioni muscolari di un potere coercitivo che hanno il preciso scopo di intimidire i cittadini. Si vuole cioè mettere in mostra una macchina che esibisce con teatralità tutta la sua forza bruta. Nelle allegorie classiche la giustizia viene rappresentata come una donna che ha in mano una spada che indica la punizione e nell’altra una bilancia che indica l’equilibrio. Nello show a cui abbiamo assistito la bilancia è stata deliberatamente cancellata. Che ciò accada all’interno dello spazio comunitario non è ammissibile.
I giudici di Budapest hanno negato ancora gli arresti domiciliari, se lo aspettava?
Sì, me lo aspettavo. Il giudice ha voluto motivare la sua decisione in modo molto severo, sottolineando da una parte la permanenza del pericolo di fuga, dall’altra affermando che i 13 mesi di carcerazione preventiva non costituiscono una punizione particolarmente dura. Tutto questo è avvenuto sotto gli occhi di giornalisti e deputati italiani, ci hanno persino consentito di filmare e fotografare tutta l’udienza.
Come mai?
Il governo ungherese in questo modo ha voluto riaffermare che a lui dell’opinione pubblica italiana non gliene importa nulla. Hanno voluto costruire questa messa in scena proprio a beneficio della nostra opinione pubblica, lo hanno fatto per umiliarci.
Il ministro Tajani afferma che non bisogna politicizzare il caso.
Sono parole pronunciate con i buoi già abbondantemente fuggiti dalla stalla e un po’ sfasate: quello di Ilaria Salis è un affaire tutto politico. L’operato del ministro è stato fallimentare su tutta la linea: i primi atti del governo risalgono allo scorso gennaio, un anno dopo l’arresto ma nei precedenti 12 mesi la Farnesina non ha fatto nulla. Pensi che in Senato Tajani mi ha risposto dicendo che abbiamo 2600 detenuti italiani all’estero e che non ci si può occupare di tutti.
L’accusa di tentato omicidio sembra in tal senso lunare.
Nel sistema ungherese esiste una fattispecie di reato definita “lesione che può provocare la morte”, che di fatto è una figura rovesciata del nostro omicidio preterintenzionale, solo che nel primo caso la posizione dell’imputato si alleggerisce, qui peggiora drasticamente in base a un principio di capacità “potenziale” di provocare la morte, configurando una sproporzione assoluta tra i fatti contestati e la pena visto che i neonazisti aggrediti hanno avuto una prognosi di otto giorni.
E l’amicizia tra Giorgia Meloni e Orban?
Mi sembra un’amicizia unilaterale visto che Orban ha spesso attaccato il nostro Paese e non ci ha mai dato una mano, anzi ha sempre votato in modo diverso dall’Italia.
Orban è un leader incompatibile con i valori dell’Europa?
Dal punto di vista dei principi è del tutto incompatibile, Orban si ricorda dell’Ue soltanto quando deve chiedere i fondi, ma calpesto quotidianamente lo Stato di diritto. Ieri abbiamo annunciato che presenteremo una lista che si chiama “Stati uniti d’Europa”; se esiste una ragione che rende necessari gli Stati Uniti d’Europa è proprio per casi come quello di Ilaria Salis. Si dice con gli stati Uniti d’Europa saremo più influenti sul piano della politica internazionale e sul piano commerciale, ma non è solo questo: sono indispensabili per garantire a ogni cittadino gli stessi diritti fondamentali e non finire in balia di personaggi come Viktor Orban.