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Il presidente ANM Giuseppe Santalucia (Mauro Scrobogna / LaPresse)
Riforma dell’abuso d'ufficio e del Csm: il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, replica al professor Giorgio Spangher e a chi sostiene che le cosiddette toghe rosse vogliamo boicottare il ddl costituzionale della giustizia.
Spangher ha criticato le sue dichiarazioni circa una amnistia di 4000 persone.
Non si tratta di numeri sparati a caso per alzare polveroni. L’Anm cerca di essere aderente ai fatti e quei dati che ho divulgato sono ricavabili dagli archivi ministeriali. Si tratta di 3.623 condanne per abuso di ufficio che vanno dal 1997, l’anno in cui l’abuso di ufficio fu riformato, fino al 2022, quindi comprensivo della riforma del 2020.
Chi saranno coloro che si avvarranno di questa opportunità?
Non volevamo fare gossip per dire che ci sarà il personaggio eccellente, ci sarà sicuramente tra questi qualcuno conosciuto, ma la finalità era di sottolineare come l’abrogazione secca di un reato comporti un effetto anche retroattivo e quindi ne beneficia un’intera categoria non di imputati, di indagati, ma di condannati con sentenze irrevocabili che hanno il diritto, una volta che l’ordinamento dice che quel fatto non ha più valore di reato, di chiedere l’abrogazione della sentenza di condanna.
Però si potrebbe obiettare che sono persone che hanno scontato la pena. Che importa il resto?
Non ci sarà più un precedente penale, non ci sarà nessun altro tipo di effetto penale; è esattamente quello che si verifica quando si ha una amnistia. Per questo abbiamo parlato di amnistia selettiva, perché si prende in considerazione una particolare categoria di autori di un certo tipo di reato. Sono pubblici ufficiali, perché si tratta di un reato che non può commettere chiunque. Non solo chiuderà i processi a venire ma getterà un colpo di spugna su quelli del passato.
Anche Palamara come altri magistrati potranno beneficiarne.
Certo, non solo i pubblici amministratori, anche noi magistrati veniamo spesso denunciati per questo tipo di reato. Si è letta questa riforma dal punto di vista dei sindaci, ma la platea è molto più ampia. Chiunque ha un ruolo in un ufficio pubblico, compresi i magistrati - contro cui arrivano denunce da parte di cittadini che sentono di aver subito un torto - ne beneficeranno, ma questo che sposta? Noi riteniamo che - e lo diciamo ormai con la serenità di chi non è riuscito a far prevalere le buone ragioni che ha speso nel dibattito pubblico - si viene a creare un vuoto di tutela. Si tratta di una norma scarsamente applicata nel suo ultimo periodo. Se vede i dati statistici le condanne erano cospicue negli anni passati e poi dal 2020 c’è stato un restringimento eccessivo, frutto della riforma del governo Conte.
Spangher si dice d’accordo sull’inserimento del peculato per distrazione.
E invece è la prova che l’abuso d’ufficio non era una norma inutile, copriva uno spazio importante, tant’è che abolito quello hai dovuto far rivivere una norma, che nel 1990 era stata abrogata proprio perché c’era l’abuso d’ufficio. E hanno dovuto fare questo all’ultimo momento con un decreto legge che riguardava altro. Questo è l’attestazione che le critiche non sono pretestuose, pregiudiziali, ideologiche o fatte per polemica; i fatti ci daranno ragione
Spangher critica anche la sua posizione sull’interrogatorio preventivo.
In qualche altro Paese esiste l’interrogatorio preventivo, però il soggetto non va a piede libero. Il fermo è una misura privativa della libertà personale predeterminata nel tempo. In Italia non può durare più di 96 ore perché è scritto in Costituzione: diamo il tempo al giudice di decidere, dopodiché o dentro o fuori, ma a piede libero è molto pericoloso perché il soggetto, anche se non appartiene a quella categoria di indagati per reati di mafia, di terrorismo, di violenza sessuale che sono esclusi, potrebbe darsi alla fuga. Vedo in questo un diritto penale che abbandona la considerazione del fatto, ma che si costruisce più sul tipo di autore e perde di vista il principio di uguaglianza. Come dice lo stesso Spanger con quella sua battuta, “il colletto bianco che fa fugge?”. Qui si coglie la spia di un diritto penale diseguale. I colletti bianchi hanno un regime, gli altri ne hanno un altro. Ma è proprio questo che noi contestiamo.
Però Spangher obietta che dall’interrogatorio preventivo è escluso colui per cui sussiste pericolo di fuga.
Quello che non considera il professore è che il pericolo di fuga, nel momento in cui il pm fa la richiesta, può non esserci. Ma quando il giudice dovrà notificare all’indagato che il pm ha chiesto per te una custodia cautelare carceraria, questa consapevolezza potrà creare il pericolo di fuga. Spangher riconosce che questa è una norma fatta per i colletti bianchi, ma non ci spiega perché dovremmo presumere che il colletto bianco sarà buono buono a casa ad attendere il responso.
Però della riforma possiamo accogliere positivamente il collegiale per le misure cautelari?
Ci saranno non pochi effetti negativi, anche sul piano delle garanzie, e non è un paradosso: affidando la decisione ad un collegio si rafforzano apparentemente le tutele. Quel provvedimento però pretenderà prima o poi di fare in qualche modo stato sulla vicenda, perché l’ha emesso un collegio, sulla base di gravi indizi di colpevolezza e quindi di un'alta probabilità di colpevolezza, l’ha emesso previo interrogatorio e quindi chi lo smonterà?
Due giorni fa è uscito un articolo su Libero dal titolo “Le toghe rosse ne approfittano per boicottare la riforma”. Lei e il segretario di Area Zaccaro avete stigmatizzato l’iniziativa delle consigliere laiche del Csm Bertolini ed Eccher di chiedere una pratica nei confronti dei giudici del Riesame che hanno respinto la liberazione per Toti.
Ancora con toghe rosse e toghe nere. Qui c’è da prendere atto che il Csm e i suoi componenti non hanno tra le loro attribuzioni costituzionali il potere dell’iniziativa disciplinare. Parlano tanto di separazione delle carriere tra giudici e pm, ma il pm disciplinare è il ministro che sappiamo quanto sia, come dire, sensibile a questi temi (il caso Artem Uss docet); spetta a lui l’eventuale iniziativa disciplinare. Il Csm deve essere giudice terzo ed imparziale: quando non si rispettano i ruoli si creano effetti distorsivi, quindi non siamo noi a entrare a gamba tesa, a fare polemica, noi restiamo sorpresi, amaramente sorpresi, di come si possa ventilare il possibile intervento disciplinare per incutere timore nei giudici.
Ma c’è un problema all’interno di questo Consiglio tra le varie dichiarazioni di Pinelli, le iniziative dei laici? È vero che l’intento è consegnare il Csm alla politica?
Se questo è il modo di intendere i rapporti con la giustizia, da parte di chi è espressione di quel mondo politico, mi preoccupo, perché anche l’Alta Corte disciplinare a questo punto viene costruita, vissuta, pensata ed elaborata per creare un disciplinare più non severo, ma più invasivo nei confronti dei giudici e dei magistrati del pubblico ministero. Peraltro io non ho difeso i pm in questo caso, ho difeso i giudici, proprio quei giudici che la riforma, come dice il vice ministro Sisto, vuole rafforzare. Così invece li stiamo indebolendo: hanno emesso un’ordinanza sgradita ad una parte politica e vengono raggiunti da questa minaccia. A me questo sembra sorprendente. Se questo è il retroterra culturale, ahimè, mi preoccupo: abbiamo visto giusto, questa riforma costituzionale tende a ridimensionare il potere giudiziario nel suo complesso.