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In questo momento Matteo Salvini pensa solo ai referendum autonomisti Nord. «Le bizzarrie politiche di “tizio” o “caio” mi interessano poco», dice, riferendosi alla storica alleata sovranista Giorgia Meloni che ha invitato veneti e lombardi a disertare le urne a fine ottobre.
Sul referendum catalano e sulle future consultazioni in Lombardia e Veneto sembra incrinarsi seriamente l’asse tra Lega e Fratelli d’Italia, Maroni ha addirittura definito «sleale» Giorgia Meloni. Cosa sta succedendo?
Dal mio punto di vista non è cambiato nulla, sono loro che devono chiarirsi al loro interno: in Lombardia e Veneto, Fratelli d’Italia sostiene i referendum, mentre a Roma il loro presidente dice il contrario. Non conosco il perché di questa doppia posizione, a me interessa solo che i 200 eletti in Lombardia si stiano battendo per l’autonomia.
A parte qualche incidente parlamentare, questa è la prima frattura politica netta tra Lega e Fd’I.
No, il problema è con un pezzo di Fratelli d’Italia.
Il pezzo di cui fa parte la leader del partito...
Sì, ma la leader non vota in Lombardia, votano i suoi militanti, i suoi iscritti e i suoi eletti. Non metto becco nei problemi altrui, avranno modo di chiarirsi, visto che è in corso una guerra di comunicati stampa e controcomunicati stampa.
Ignazio La Russa rovescia la sua tesi, sostiene che le incomprensioni derivino da «questioni tutte interne alla Lega».
Sul sì all’autonomia, non solo in Lombardia e Veneto, ma anche in Puglia, in Piemonte, in Abruzzo e in qualsiasi altra regione la Lega ha sempre avuto una sola posizione. Non capisco davvero di cosa parlano.
Alla lunga il dna autonomista della Lega e quello nazionalista di Fd’I si dimostrano incompatibili?
C’è un meraviglioso documento di Fd’I Lombardia che spiega come nel 2017 un Paese fondato sulle autonomia, e magari con un modello presidenzialista, sia molto più forte sul piano internazionale rispetto a uno Stato centralista. Dunque, ci dormano su, ci riflettano e magari domani cambiano idea. Di certo, la mia giornata non cambia in base alle dichiarazioni di Meloni.
Cambiano però le alleanze. Il rapporto tra lei e Meloni resterà immutato?
Sono molto concreto: si vota il 22 ottobre, fino a quel momento non mi occuperò di legge elettorale o alleanze politiche. Sono concentrato su un referendum che parla di scuole, disabili ospedali, treni e altri temi concreti che riguardano direttamente i cittadini. Le bizzarrie politiche di tizio o caio mi interessano poco. Poi, quando ci troveremo a livello nazionale a parlare di programmi avremo modo di confrontarci. E io credo a un’Italia fondata sulle autonomie, la posizione degli alleati è ancora da interpretare.
Chi invece ha assunto una posizione netta simile alla vostra, sia in merito alla Catalogna che ai referendum del Nord, è il Movimento 5 Stelle. Lei continua a escludere alleanze con i grillini?
Apprezzo il fatto che siano favorevoli ai referendum e disconoscano la violenza dello Stato spagnolo, ma anche tra loro si possono trovare dieci persone con dieci idee differenti. Basti pensare a quanto accaduto sui fatti di Torino: Di Maio condanna le violenze e una consigliera regionale chiede la liberazione per gli arrestati. Però sicuramente sul tema dell’autonomia hanno dimostrato coerenza.
Un punto programmatico in più per una futura alleanza?
L’obiettivo è formare un’alleanza di centrodestra, la stessa che governa più di mille Comuni.
La Lega può stare solo nel centrodestra?
Diciamo che questo è il piano A, quello per cui lavorerò. Ovviamente serve che lo vogliano anche gli altri, Berlusconi e Meloni. Se avranno idee diverse ragioneremo in altro modo. Il mio piano A è replicare ciò che abbiamo già fatto a L’Aquila, Verona, Piacenza, Genova, eccetera.
Un piano A presuppone l’esistenza di un piano B. Qual è la seconda strada della Lega?
Un piano B esiste sempre ( dice sorridendo, ndr) ma dipende dall’umore di Renzi, perché non abbiamo una legge elettorale e una data del voto. Quando si degneranno di dirci come e quando si vota faremo tutti i ragionamenti del caso. Ripeto, io lavorerò per avere un centrodestra unito e vincente nella speranza che lo facciano anche gli altri. A me non interessa avere una Lega forte ma all’opposizione. Io voglio cambiare l’Italia.
Restano dunque aperte tutte le ipotesi di governo?
Voglio cambiare la legge Fornero e chiunque mi dia una mano è il benvenuto.
Ripete spesso che Berlusconi non è suo nemico ma continuate a parlare lingue diverse. Forza Italia correrà alle elezioni sotto il vessillo del Ppe e con la benedizione di Angela Merkel, non proprio l’alleato naturale della Lega salviniana.
Ne verremo a capo col voto dei cittadini, gli italiani sceglieranno se premiare le forze più vicine alla Merkel o se si sentiranno più vicini alla mia idea di Europa. Chi prenderà più voti non deciderà solo la leadership, anche il programma di governo.
Ma come farete a proporvi come fronte unitario al momento del voto?
Penso che la revisione dei trattati che fondano l’Unione europea siano patrimonio comune di tutti gli alleati. Se Forza Italia ci dà una mano a chiedere a Bruxelles la revisione dei trattati è già un buon punto di partenza.
Un’ultima domanda sui conti della Lega. Secondo L’Espresso anche lei e Maroni avreste utilizzato i fondi del partito, frutto della truffa ai danni dello Stato, per cui sono stati condannati Bossi e Belsito...
Non commento un articolo pieno di inesattezze che confonde i rimborsi delle elezioni regionali con quelli delle politiche. Chi ha scritto il pezzo non conosce la normativa vigente. Sul tema denaro e fondi pubblici non temo nessun articolo e nessuna inchiesta.
Ma rimanete coi conti bloccati...
Il blocco disposto dalla Procura di Genova è un danno per noi e per la democrazia, ma andremo avanti lo stesso. Faremo appello agli eletti e agli iscritti per chiedere una mano, sperando che non ci sequestrino anche quelli.